«Il terrorismo di strada degli estremisti non ci intimorirà. Contro i violenti e i loro sdoganatori: democrazia, libertà di espressione e giustizia sociale». Così Pablo Iglesias ha commentato sui social l’attentato realizzato giovedì notte alla sede di Podemos di Cartagena, nella regione meridionale di Murcia. Nel video ripreso dalla telecamera di sicurezza si intravedono gli aggressori tracciare scritte sulle vetrine della sede e poi lanciare delle molotov che causano un incendio all’esterno. Si tratta del sesto attacco da quando i morados hanno aperto la sede: a maggio e a settembre dell’anno scorso anonimi aggressori avevano distrutto le vetrine e tracciato slogan neonazisti.

Il coordinatore regionale di Podemos, Javier Sánchez Serna, ha puntato l’indice contro «i cuccioli di Vox», riferendosi al partito neofranchista che da qualche anno sperimenta un boom elettorale. Per il deputato «l’estrema destra incita alle aggressioni e accende la miccia della violenza». Anche per il portavoce di Unidas Podemos al Congresso, Pablo Echenique, l’attentato è «la conseguenza naturale della normalizzazione dei messaggi di odio all’interno del parlamento e da parte di alcuni media».

L’ingresso di Podemos nella coalizione di governo insieme ai socialisti (dal gennaio 2020) e il sostegno all’esecutivo di alcune formazioni indipendentiste basche e catalane hanno reso i toni della propaganda delle destre ancora più violenti e parossistici. La recente decisione di Pablo Iglesias di guidare la lista del partito alle elezioni nella Comunità di Madrid del prossimo 4 maggio ha ulteriormente polarizzato lo scontro politico.

E ora l’ingresso di tre deputati espulsi da Vox nella maggioranza di destra che governa la Murcia non promette niente di buono. La scelta di nominare una di loro, María Isabel Campuzano, responsabile alla Cultura e all’Istruzione della giunta regionale, rappresenta un pericoloso precedente e un segnale inquietante.