Sono le ciliegie il suo frutto preferito, ma non disdegna mirtilli, lamponi, ribes, fragole, uva. Per questo è chiamato il «moscerino dei piccoli frutti». Il suo nome scientifico è Drosophila suzukii. Si tratta di un parente stretto di Drosophila melanogaster, il ben noto «moscerino della frutta» che tanti meriti ha acquisito nel campo della ricerca biologica. La caratteristica del «moscerino dei piccoli frutti», arrivato in Italia dal Sud-Est asiatico nel 2008, è quella di attaccare i frutti sani, al contrario delle altre specie di Drosophila che si sviluppano su frutta danneggiata o marcescente. Grazie al suo ovodepositore fortemente seghettato riesce a incidere facilmente l’epidermide dei frutti e depositare le uova direttamente nella polpa, dove poi si sviluppano le larve. In poco tempo ha colonizzato diverse aree produttive: Toscana (2008), Trentino (2009), Piemonte, Liguria, Campania, Calabria (2010), Lombardia ed Emilia-Romagna (2011), Veneto e Marche (2012). Il moscerino, che ha dimensioni di 2-3 mm, ha un ciclo riproduttivo di 10-14 giorni e in condizioni climatiche favorevoli si arriva a 10-12 generazioni all’anno. Il 2014 è stato l’anno in cui l’insetto si è decisamente insediato nei vari territori, grazie a un inverno mite che ha consentito la sopravvivenza di gran parte della popolazione e una estate fresca e umida che ne ha favorito la diffusione. D. suzukii ha mostrato una grande capacità di adattamento ai climi temperati e una elevata capacità di riproduzione che ne hanno favorito una rapida propagazione. Dopo una prima fase di sbandamento generale in cui ci si è mossi in ordine sparso e di fronte ai notevoli danni subiti dalle coltivazioni, adesso le Associazioni degli agricoltori, le Regioni e i Centri di ricerca stanno operando per individuare le strategie di lotta più efficaci per il controllo dell’insetto. La lotta si è mostrata difficile in quanto il moscerino depone le uova, da cui si formano le larve, all’interno del frutto durante la maturazione. Bisogna combattere l’insetto per impedire che deponga le uova.

La lotta chimica è stata la prima scelta operata per fermare la diffusione, con un uso massiccio di tutti i tipi di insetticidi disponibili. Ma i risultati sono stati modesti perché l’insetto aveva probabilmente già sviluppato forme di resistenza agli insetticidi. Inoltre, per un insetto che ha fino a 12 cicli riproduttivi in un anno, significherebbe dover utilizzare in maniera permanente gli insetticidi, con una elevatissima quantità di residui nella frutta. Con tutti i rischi di natura sanitaria per agricoltori, consumatori e per l’ambiente. La logica per cui il ricorso all’insetticida è la strada maestra da percorrere mostra tutti i suoi limiti nel caso di D. suzukii. L’uso massiccio e indiscriminato di pesticidi ha prodotto questa grave situazione: alla nostra insetticida-dipendenza corrisponde una insetticida-resistenza degli organismi che si vuole combattere. E dopo anni persi in attesa del super-insetticida si stanno percorrendo nuove strade per il controllo dell’insetto: pratiche agronomiche, tecniche di difesa meccanica, uso di trappole per la cattura del maggior numero di individui, lotta biologica. Tra le pratiche agronomiche che si sono mostrate efficaci abbiamo: sfoltimento della vegetazione per evitare l’ombreggiamento, in modo da ridurre l’umidità del frutteto e favorire una maturazione omogenea; erpicatura del terreno nel periodo fine marzo-inizio aprile per portare in superficie ed esporre agli agenti atmosferici gli insetti che si trovano nel terreno sotto forma di «pupa», prima che inizi lo sfarfallamento; la raccolta anticipata e in una unica operazione, senza lasciare sulle piante frutti maturi.
Tra le pratiche di difesa meccanica si è dimostrato efficace l’uso di reti di protezione degli alberi con maglia di 1 mm. L’uso di trappole per la cattura dell’insetto adulto è uno strumento fondamentale. Le trappole, che vengono disposte sui rami delle piante, sono dei piccoli contenitori forati per consentire l’ingresso degli insetti. Nel contenitore è presente una sostanza attrattiva atossica e gli insetti una volta entrati non sono più in grado di uscirne. Per quanto riguarda la lotta biologica bisogna capire che essa è un percorso obbligato. La regione Veneto ha finanziato un progetto dell’Università di Padova che ha come obiettivo la lotta biologica su vasta scala alla D. suzukii. Si vuole favorire la diffusione sul territorio di un imenottero che è un parassita del «moscerino dei piccoli frutti». Questo imenottero (Trichopria drosophilae) agisce deponendo le sue uova all’interno delle larve di D. suzukii insieme a una dose di veleno che ne blocca lo sviluppo. Nicola Mari, docente di Agronomia all’Università di Padova, afferma: «È necessario potenziare l’attività dell’imenottero parassita, favorendo la sua diffusione capillare sul territorio in modo da ridurre notevolmente la popolazione del moscerino, rinunciando all’impiego di insetticidi». La situazione che si è determinata con il «moscerino dei piccoli frutti» dovrebbe servire a farci comprendere che è necessario percorrere nuove strade nella lotta agli insetti dannosi.