Il ministro degli interni Marco Minniti fissa la data delle amministrative per l’11 giugno e quello diventa subito un giorno da cerchiare in rosso nel calendario Pd. E non perché sarà una festa: il voto comunale è di fatto il primo test di gradimento per il segretario eletto. Ovvero Matteo Renzi, a meno di cataclismi politici dell’ultima ora.

IL GUAIO PERÒ È CHE PER IL PD la tornata elettorale non promette momenti di gloria. Difficile che da Palermo, Genova, Catanzaro e L’Aquila, ovvero dai capoluoghi di regione che vanno al voto, il nuovo corso renziano prenda lo slancio per la ripartenza. Ancora più difficile che riesca a cancellare la botta delle amministrative 2016, quella in cui il Pd renziano – con il segretario già occupato nella campagna referendaria – incassò due batoste dai 5 stelle, a Roma e Torino.
Stavolta l’appuntamento elettorale è di minore impatto: 1021 comuni, di cui 153 sono superiori ai 15mila abitanti, 25 capoluogo di provincia e 858 inferiori ai 15mila abitanti. E tuttavia si tratta comunque di un test su 10milioni di cittadini (precisamente 9.261.142) molto più affidabile dei sondaggi che circolano in queste ore.

NEANCHE A DIRLO nel Pd in piena campagna per le primarie, le amministrative sono già tema di scontro. Da una parte Orlando e i suoi che attaccano sul partito «trascurato» e lasciato a se stesso dall’ex segretario-premier. Dall’altra i renziani che minimizzano. Che il Pd si presenti sguarnito alla competizione è un fatto. A Palermo sarà ricandidato l’ex ’nemico’ Leoluca Orlando, e i dem hanno deciso di non presentare neanche il loro simbolo. La ragione è politica, giura il Nazareno, «vogliamo promuovere una coalizione civica vincente». Ma la verità starebbe in un numeretto avvilente: l’8 per cento. A tanto, e cioè a tanto poco, viene dato il gradimento del simbolo di partito nella città.

A GENOVA, ALTRO CAPOLUOGO al voto, ieri è stato presentato il candidato del centrosinistra. Anche in questo caso non è un dem. Gianni Crivello, 64 anni, è l’attuale assessore alla Protezione civile della giunta Doria, vicino agli ex Sel. Crivello ha dalla sua parte l’esplosione dei 5 stelle. Ma non riesce a mettere insieme tutti: Si e Possibile cercano l’intesa con l’ex grillino Putti. In più le destre stavolta sostengono compattamente il candidato Marco Pucci.

INTANTO A ROMA nel Pd in pieno scontro per le primarie già volano stracci. Ogni città ha la sua croce. «La questione di Palermo è il segno che un partito prostrato non può aspirare a nessun protagonismo», attacca il candidato Andrea Orlando. Dal fronte renziano si alza la contraerea. «Non capisco la polemiche», replica Lorenzo Guerini, coordinatore della mozione dell’ex segretario. «A Palermo con un percorso condiviso abbiamo scelto di accettare la richiesta del sindaco uscente: un’alleanza larga senza simboli di partito. In altre città come Como, L’Aquila, La Spezia, ci saranno candidati e liste Pd», conclude. «Le polemiche non sono solo inutili ma dannose per il partito in vista delle amministrative», gli fa eco Matteo Ricci, responsabile enti locali Pd. Ed è sferzante il reggente Matteo Orfini all’indirizzo dell’ex compagno di corrente: «L’importante è eleggere il sindaco, a Palermo e ovunque. Orlando non voleva grandi alleanze civiche? Il resto è solo polemica strumentale».

DAL NAZARENO C’È CHI IPOTIZZA che il nervosismo di Orlando è dovuto alle non esaltanti prestazioni ai congressi dei circoli. Sulle quali continua la battaglia dei numeri. Ieri il Guardasigilli ha snocciolato i suoi: «Sul 13,5 per cento dei circoli siamo al 31,6 del consenso. L’affluenza è stata del 55,8. Renzi è al 65,1 e Emiliano al 3, 3». Per il comitato di Renzi l’ex segretario invece sfiora il 70 per cento, e questa differenza per Orlando non va bene: «Siamo un po’ alla distinzione tra manifestanti e questura. La commissione congresso inizi a dire quali sono i dati reali».

Il congresso non sarà che il primo piatto, il secondo saranno le comunali, con i ballottaggi del 25 giugno. E chi perderà ai gazebo sa già su cosa preparerà la prima battaglia contro il segretario vincente.