Il Tg1, il Tg5 e il TgLa7 «parlano solo di fesserie», avvertiva l’altro giorno Matteo Salvini, che se anche non decide lui i palinsesti, come ha spiegato a proposito dello stop anticipato a Fazio, si occupa almeno di stilare sintetiche recensioni.

Dev’essere dunque per non contraddire l’editore di riferimento, che non ha infilato nell’elenco dei buffoni il Tg2, se la testata «sovranista» prima di aprire la pagina politico-elettorale dell’ora di pranzo aspetta di arrivare quasi a metà edizione. Ma alle 20.30 la situazione si fa seria e l’apertura è per il «Capitano» che avverte: «Troppa sintonia tra 5 Stelle e Pd». E il leghista Giorgetti chiarisce: se il tasso di litigiosità resta così alto dopo le europee «non si va avanti». Il servizio mostra un Salvini più composto rispetto agli ultimi, scalmanati giorni, in un trionfo di telefonini che lo riprendono su un palco. Seguono le dichiarazioni degli altri leader. Il Tg1 aveva inventato il «panino» (il governo apre la pagina politica, in mezzo sta l’opposizione, la maggioranza chiude).

Il tg leghista dà invece l’ultima parola alla «concorrente» Giorgia Meloni. Pericoloso sbandamento? No, se la merita: «Credo che Salvini abbia ragione a ritenere i 5 Stelle troppo vicini al Pd». (A scanso di equivoci subito dopo arriva l’esaltazione del «pacchetto famiglia» del leghista Fontana…)