Tra i vincitori delle elezioni in Turchia c’è un innominabile, Obdullah Ocalan. Il sogno di autonomia democratica del leader carismatico in prigione e fondatore del Pkk, inserito nelle liste dei gruppi terroristici di mezzo modo, permea i programmi di Demirtas e Hdp. L’entrata dalla porta principale di Hdp in parlamento non più con una manciata di candidati indipendenti ma con 79 deputati dà linfa vitale ad un processo di pace con le autorità turche che non decolla, irto di ostacoli, prigionieri politici, detenuti in fin di vita, in sciopero della fame, 40 mila morti e guerriglieri asserragliati sulle montagne.

Dagli anni Settanta sinistra e causa kurda si sono sposati tanto che i combattenti del Pkk erano comunisti anti-feudali prima che nazionalisti kurdi. Nel 1979 gruppi della galassia dei partiti kurdi hanno lasciato le città per trasferirsi nel Kurdistan turco.

La vera repressione è arrivata con il golpe militare del 1980. Da allora il movimento kurdo turco ha tentato di trovare sostegno nella resistenza palestinese e di cercare l’auto-organizazzione puntando sul carattere militare dello stato kurdo. Tra questi attivisti che hanno lasciato la Turchia dopo il golpe c’era proprio Ocalan che fino al 1998 è rimasto sotto la protezione dei kurdi siriani (dopo l’esplulsione dal Libano in seguito all’invasione israeliana del paese e un periodo di permanenza in Iraq nel 1983).

Chi è rimasto in Turchia ha subìto invece una durissima repressione. Dal 1984, il tentativo di formare un fronte di resistenza unita ha rafforzato la lotta armata ma anche la repressione dei militari turchi. I primi tentativi di dialogo tra Stato e Pkk risalgono al 1993 ma non durarono molto. L’attacco contro l’esercito di uno dei leader del partito, Shamedin Sakik, a Bingol che causò 33 morti, mise una pietra sopra al processo di pace. Da lì ripartì la lotta armata e la contro-guerriglia diventò il potere principale dello stato turco.

Nel 1998 Ocalan fu costretto a lasciare la Siria consegnato da Hafez al-Assad che cedette alle pressioni turche. Da quel momento partì la sua fuga tra Italia e Kenya prima di tornare a Istanbul scampando a vari tentativi, perpetrati da Stati uniti e Israele, di consegnarlo alle autorità turche. Furono gli anni più confusi nella strategia politica del Pkk nonostante risalivano già al 1999 i messaggi di Ocalan dalla prigione a favore del processo di pace e della fine della lotta armata. Nello stesso anno 500 guerriglieri del Pkk sono stati uccisi dai militari turchi nel tentativo di superare la frontiera in ottemperanza alle condizioni per il cessato il fuoco. La fiducia in un processo di pace credibile si incrinò definitivamente aprendo alla guerriglia nel 2007-2008 con gli attacchi falliti dell’esercito al quartiergenerale del Pkk sulle montagne. Nel 2013 la lettera per il Newrooz dal carcere di Ocalan e i dieci punti per la realizzazione del processo di pace hanno dato una nuova spinta alla distensione con le autorità turche, messa in discussione a scopo elettorale da Akp alla vigilia delle elezioni del 2015 che hanno portato Hdp in parlamento.