In economia un’esternalità si manifesta quando l’attività di produzione o di consumo di un soggetto influenza, negativamente o positivamente, il benessere di un altro soggetto, senza che chi ha subito tali conseguenze riceva una compensazione (nel caso di impatto negativo) o paghi un prezzo (nel caso di impatto positivo) pari al costo o al beneficio sopportato/ricevuto. Sebbene affascinante tale considerazione, rimane un approccio neoclassico. Secondo questa impostazione, infatti, la soluzione delle più importanti questioni del nostro tempo (ambiente, lavoro, tecnologia, modello di sviluppo) sarebbe risolvibile con un sistema di prezzi e/o vincoli legislativi.

Se l’innovazione riduce il lavoro, secondo il modello delle esternalità, aumentiamo il costo del capitale e riduciamo quello del lavoro; se l’attività economica è inquinante basta far pagare di più le attività inquinanti e, meglio ancora, produciamo una legislazione vincolante.
In effetti, si riflette sempre di vincolo ambientale e/o di rischio collegato alla perdita di lavoro se per tempo non si organizza la transizione. La stessa argomentazione è utilizzata rispetto all’innovazione (tecnologia). Vorrei sottolineare che i più stressano il concetto di vulnerabilità occupazionale rispetto alla legge climatica europea appena formalizzata (-55% di CO2 1990-2030; -100% al 2050) e il conseguente Fit for 55 package Ue (quello che annuncia il divieto di vendere auto non elettriche dal 2035).

Quindi, si analizza la transizione ecologica come un rischio da governare. Sebbene affascinante nell’impostazione, la transizione non è un rischio, piuttosto un problema di paradigma tecno-economico. Nel bene o nel male la transizione solleva questioni di paradigma e competenze importanti, mentre la specializzazione produttiva, che nel tempo diventerà sempre di più guidata dalla conoscenza, sarà il vero driver di questa transizione.

Il sapere pregresso è una condizione fondamentale: possiamo introdurre tutte le esternalità che vogliamo, ma se il sistema economico non è attrezzato, il paradigma sotteso alla transizione (ambientale, tecnologica e di ben-essere) non sarà mai intercettato. Ho sempre pensato che il capitalismo evolva e cambia la sua pelle. Trova sempre un nuovo terreno di accumulazione. Marx sul tema è ancora estremamente utile.

Sebbene i vincoli ambientali siano importanti, il capitalismo da tempo cerca nuove occasioni di accumulazione: l’ambiente e l’innovazione sono il loro prossimo terreno di confisca del governo della transizione. Basta introdurre delle esternalità, anche dure, ma la catena del valore deve rimanere intatta e governata da un solo attore. Infatti, abbiamo ambientalisti à la carte, così come luddisti pronti a mostrare il muso duro e cattivo per bloccare l’innovazione.
Ovviamente l’Europa è meno sprovveduta di quello che spesso si veicola. La transizione ambientale è una transizione di paradigma. I vincoli sono accompagnati da orizzonti di politica industriale molto solidi. Le risorse sono poche, ma la domanda e l’offerta come “piano” sembrano coerenti.

Quello che si osserva è invece questo: non tutti i paesi sono tecnicamente attrezzati per implementare tale paradigma; questi saranno costretti a importare tutte le conoscenze necessarie per farlo. La prova è, per esempio, nel Pnrr Draghi. I limiti sono noti, ma uno in particolare dovrebbe farci riflettere: quel poco di buono che ha, determina una crescita imponente delle importazioni che legano la crescita del Paese e quindi del lavoro. Se al governo fossero presenti anche i fautori delle esternalità, forse un attimo meglio rispetto agli esperti del governo Draghi, il Paese diventerebbe sempre più debole e la sua potenziale crescita di occupazione e Pil, legata alla transizione ambientale e tecnologica, sarebbe un dramma perché eterodiretta da altri. Il risultato sarebbe: più verdi e tecnologici, ma anche più poveri e deboli nella catena del valore. Senza parlare della rappresentanza del lavoro che a questo punto diventerebbe debolissima.

La politica economica è materia complessa e non esiste una ricetta buona per tutte le stagioni, ma almeno evitiamo il mainstream di destra mascherato con edere di sinistra.