Siamo all’ultimo giorno di captazioni dal lago di Bracciano. Il Tribunale delle acque pubbliche ieri ha respinto il ricorso di Acea contro l’atto della Regione che dalla mezzanotte di quest’oggi ferma il prelievo di acqua dal bacino a rischio ecologico. «Il provvedimento in esame non appare inficiato da irragionevolezza, considerato che tutti i Comuni i cui territori sono vicini o confinanti con il lago di Bracciano si sono espressi favorevolmente rispetto a un intervento della Regione», dice l’organo giurisdizionale che si occupa di dirimere le questioni idriche. Il ricorso di Acea si basava su quanto sostenuto in questi giorni di confronto con l’amministrazione regionale: la crisi ambientale del lago non sarebbe dovuta alle captazioni ma alle particolari condizioni metereologiche. E tuttavia il decreto specifica che «la Regione non ha come ovvio alcuna possibilità di intervenire» su fattori di rischio come «l’evaporazione dovuta alle alte temperature» o «l’assenza di precipitazioni». Il tribunale entra anche nel merito delle trattative per evitare il razionamento dell’acqua a Roma: «Acea Ato 2 potrà adottare misure compensative per contrastare gli effetti dell’azzeramento del prelievo in contestazione, con ciò volendosi riferire alla possibilità di individuare, eventualmente con l’ausilio di altre autorità competenti in materia, anche altri rimedi purché compatibili con il divieto di prelievo».

La posizione di Acea è sempre la stessa: l’unica fonte alternativa sarebbe il Peschiera, ma l’acquedotto che lo raggiunge è stato realizzato oltre 80 anni fa e non può prelevare più di 9.100 litri al secondo. Per questo, si sollecita la Regione ad autorizzare il raddoppio dell’infrastruttura. Il piano per il razionamento prevederebbe turni senz’acqua di 8 ore per circa 1 milione e mezzo di romani. Il ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti in audizione in commissione Ambiente al Senato ha confermato che è in corso un confronto con il Comune di Roma ed il gestore Acea: «Si stanno verificando tutte le possibili soluzioni allo scopo di trovare un punto di equilibrio tale da assicurare un accettabile livello di servizio per i cittadini, mitigando quanto più possibile i disagi, a tutela degli aspetti igienico-sanitari e ambientali».

Si mobilitano i comitati. Dopo la dura presa di posizione nei confronti di Acea e dell’amministrazione Raggi di quelli a difesa del lago e la richiesta dei movimenti per l’Acqua pubblica che la Regione dia seguito agli impegni sulla partecipazione degli enti locali e la ripubblicizzazione, il Consiglio popolare del Municipio VIII di Roma che opera in un territorio commissariato dalla giunta dopo le dimissioni del suo presidente regolarmente eletto per contrasti con la sua stessa maggioranza a 5 Stelle, indice una manifestazione per il pomeriggio di lunedì prossimo in piazzale Ostiense, dove ha sede Acea. «Non si può restare in silenzio davanti alla grave irresponsabilità sociale dei vertici di Acea – spiegano – che tramite Ato 2 gestisce la risorsa acqua per circa 4 milioni di abitanti e 112 Comuni, aumenta i costi in bolletta per gli utenti, distribuisce utili cospicui ai suoi grandi azionisti, investe in misura insufficiente nel rinnovamento delle tubature, si macchia di danni ambientali». Si parla ad Acea affinché il Campidoglio senta, visto che in maniera non troppo dissimulata l’amministrazione grillina ha sostenuto la posizione dell’azienda. «Chiediamo al Comune di Roma di uscire allo scoperto – afferma in una nota il presidente di Legambiente Lazio Roberto Scacchi – indicando ad Acea di lasciar stare il lago per concentrarsi sul risanamento delle tubature che a Roma perdono metà della risorsa nel sottosuolo. I numeri della dispersione idrica sono gli stessi che denunciamo da vent’anni».

Ieri si aspettava ancora che il governo dichiarasse lo stato di calamità. Ma pare proprio che nella riunione del Consiglio dei ministri prevista per oggi non ci sarà né un decreto per evitare il razionamento né la dichiarazione dell’emergenza.