Un esodo senza fine, che ormai coinvolge più di un quarto della popolazione ucraina. Sono oltre cinque milioni (5.010.971) gli ucraini che fino a ieri hanno lasciato l’Ucraina dal 24 febbraio scorso, giorno dell’inizio dell’invasione russa. A questi vanno aggiunti 7,1 milioni di sfollati interni censiti dall’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim). Si stima inoltre che circa 13 milioni di persone siano bloccate nelle aree colpite o impossibilitate ad andarsene a causa dei rischi per la sicurezza, della distruzione di ponti e strade, così come della mancanza di risorse o informazioni su dove trovare sicurezza e riparo.

«Numerosi di questi rifugiati sono persone vulnerabili che hanno bisogno di assistenza sanitaria», ha spiegato ieri Stella Kyriakides, commissario per la Salute, ascoltata dalla commissione Ambiente (Envi) del Parlamento europeo. «L’Europa ha risposto in maniera rapida e con grande solidarietà. I Paesi confinanti con l’Ucraina hanno accolto tutti questi rifugiati, ora però dobbiamo fare tutti la nostra parte. I sistemi sanitari devono essere pronti, e abbiamo creato degli hub di triage in Polonia e Slovacchia per accelerare il trasferimento di profughi in Paesi dove possono ricevere cure sanitarie. Finora abbiamo trasferito 51 pazienti».

Il 90% dei profughi fuggiti in Unione europea è rappresentato da donne e bambini, e questo aumenta le preoccupazione che possano cadere vittime di organizzazioni criminali, come ha ricordato Linda Thomas, ambasciatrice americana all’Onu: «Sono enormi i rischi che corrono», ha detto. «C’è il percolo che donne e bambini siano vittime d traffico di esseri umani, sfruttamento e violenze. Dobbiamo fare tutto quello che possiamo per limitare questi rischi».

Per quanto riguarda l’Italia, infine, sono 97.912 gli ucraini le persone arrivati fino a ieri nel nostro paese, delle quali 93.539 alla frontiera e 4.373 controllate dal compartimento Polizia ferroviaria del Friuli Venezia Giulia. Si tratta – informa il Viminale – di 50.612 donne, 11.833 uomini e 35.467 minori. Le principali città di destinazione dichiarate all’ingresso sono tuttora Milano, Roma, Napoli e Bologna.