Nel 2021 ci sono stati altri 1.221 morti sul lavoro, pari a 3,34 al giorno. Lo ha certificato ieri l’Inail pubblicando i suoi open data con una postilla importante: «il raffronto con le 1.270 vittime registrate nel 2020 (-3,9%) richiede cautela in quanto i decessi causati dal Covid-19 avvengono dopo un periodo di tempo più o meno lungo dalla data del contagio». Dunque occorrerà attendere «l’aggiornamento al 30 aprile 2022» per un confronto veritiero.

Nel frattempo i numeri confermano la strage senza fine che va avanti senza tregua nei cantieri, nelle fabbriche, sui campi. Senza attendere i riconteggi da Covid, le denunce di infortunio sul lavoro sono invece aumentare rispetto al 2020: sono state 555.236, 896 in più (+0,2%) rispetto all’anno precedente.

PASSANDO AI SETTORI, solo quello industria e servizi è l’unico a far registrare un segno negativo di morti sul lavoro (-6,0%, da 1.106 a 1.040 denunce mortali), al contrario dell’agricoltura, che passa da 113 a 128 denunce (+13,3%) e del pubblico – il cosiddetto «conto Stato» che aumenta da 51 a 53 (+3,9%).

Dall’analisi territoriale emerge un aumento nel Sud (da 283 a 318 casi mortali), nel Nord-Est (da 242 a 276) e nel Centro (da 215 a 227). Il numero dei decessi, invece, è in calo nel Nord-Ovest (da 425 a 313) e nelle Isole (da 105 a 87). Il decremento finora rilevato tra il 2021 e il 2020 è legato sia alla componente femminile, i cui casi mortali sono passati da 138 a 126 (-8,7%), sia a quella maschile, che è passata da 1.132 a 1.095 (-3,3%). Il calo riguarda le denunce dei lavoratori italiani (da 1.080 a 1.036) e comunitari (da 61 a 48), mentre quelle dei lavoratori extracomunitari sono in aumento e passano da 129 a 137.

DALL’ANALISI PER FASCE D’ETÀ emergono incrementi per gli under 34 (+6 casi) e per la classe 40-49 anni (+55), e decrementi in quelle 35-39 anni (-12) e over 50 (-98 decessi), da 852 a 754. Ma sempre troppi i casi in età da pensione. Ben 17 gli «incidenti plurimi» nel 2021 per un totale di 40 decessi con un aumento rispetto ai 13 con 27 casi mortali denunciati del 2020.

L’aumento degli infortuni in itinere, occorsi cioè nel tragitto abitazione – posto di lavoro (+29,2% anno su anno), va relativizzato: gli incidenti sono diminuiti del 32% nel primo bimestre del 2021 e aumentati del 50% nel periodo marzo-dicembre e ciò si spiega con «il massiccio ricorso allo smart working nell’anno 2020, a partire proprio dal mese di marzo».

«SIAMO DI FRONTE A UNA STRAGE, abbiamo una media di tre persone al giorno che muoiono sul lavoro, va potenziato il sistema dei controlli. Serve un coordinamento», afferma il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. «Una guerra civile», attacca il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, sottolineando che «la logica del profitto non può valere più della vita». Davanti a questi numeri il ministro del Lavoro Andrea Orlando ricorda che sono state introdotte «norme con sanzioni più incisive e tempestive» ed è stato «rafforzato l’Ispettorato del lavoro». Nei giorni scorsi poi «i primi 300 funzionari» dell’Inl «hanno scelto la sede» e saranno assegnati entro questa settimana; «entro febbraio arriveranno altri 690 ispettori e 131 funzionari per un totale di 1.121 nuove assunzioni». Mentre «entro metà febbraio» sarà pubblicato in Gazzetta «il bando di concorso per assumere 1.249 unità tra ispettori, informatici e statistici dell’Inail».