Tutti presenti e rendicontati. Al netto di espulsioni e abbandoni, certo, ma tutti presenti e tutti che sventolano ben alto e con orgoglio il finto assegno con la cifra, 1.569.951,48 euro, già restituita allo Stato e versata in un fondo di ammortamento per il debito pubblico.
Alla fine ce l’hanno fatta. Dopo innumerevoli annunci e altrettante disdette, dopo i litigi, le accuse a quanti hanno lasciato il movimento, gli scontrini persi e quant’altro, il «restitution day» si consuma finalmente ieri pomeriggio in piazza Montecitorio, quando i parlamentari 5 stelle srotolano l’assegno-simbolo della restituzione di mezza indennità e della parte di diaria non spesa (per la precisione 1.061.455 euro da parte dei deputati e 508.495 dai senatori). «Questi sono fatti», commenta Beppe Grillo dal blog. Stranamente il leader non si fa vedere a Roma e per una volta lascia la scena ai suoi parlamentari.
Ma il comico non è l’unico a disertare l’appuntamento. «E’ la prima volta che un partito restituisce i soldi alla Stato», dice il capogruppo alla Camera Riccardo Nuti. E proprio per questo ti aspetteresti per l’occasione la presenza, se non in massa almeno numerosa, di militanti e simpatizzanti del Movimento. E invece nel piazzale antistante la Camera quado escono i parlamentari trovano a malepena una trentina di grillini che si sbracciano, urlano e festeggiano ma che sono pur sempre pochi. Altro segno, evidente, della crisi maturata in questi mesi tra il M5S e il suo elettorato, anche se poi qualcuno dirà che le assenze sono dovute al caldo, al fatto che molti erano al lavoro e chissà che altro.
Un merito comunque al M5S va riconosciuto. Piacciano o meno le cose che dicono, la restituzione dei soldi rappresenta un fatto concreto. Tanto più che arriva dopo la rinuncia a 42 milioni di risarcimenti elettorali. Tutti tra i 103 deputati e i 50 senatori hanno mantenuto la parola data prima delle elezioni. Alla fine anche Alessio Tacconi, il deputato eletto in Svizzera che aveva chiesto di essere esonerato perché a Zurigo la vita è molto più cara, ha fatto il bonifico. «E’ la dimostrazione di come si possa fare politica con uno stipendio molto più basso e chiedendo il rimborso solo per quello che si spende», spiega ancora Nuti. Che provocatoriamente chiede:« Perché gli altri partiti non ci imitano?». In questo modo, proseguono i grillini, si risparmierebbero 40 milioni di euro l’anno. «Speriamo che la Boldrini solleciti la nostra proposta sulla rendicontazione delle spese tra i deputati, per ora insabbiata nell’Ufficio dei Questori», dice il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio.
La giornata è di quelle buone per il Movimento, che per una volta può presentare ai suoi sostenitori un risultato concreto invece delle solite discussioni e delle esternazioni di Grillo. Su un tema, poi, come i costi della politica, da sempre cavallo di battaglia del M5S. Che annuncia anche di aver preparato un libro bianco sulle spese della Camera, che verrà reso pubblico prossimamente. Di Maio anticipa qualche cifra: «400 milioni per i vitalizi ai parlamentari, 1 milione per l’assicurazione sempre dei parlamentari, 200 mila euro destinati al circolo dei deputati, 30.500 euro all’associazione ex parlamentari e altri 260 mila all’Unione interparlamentare. La politica senza i soldi è più bella».
Un concetto che i grillini ripeteranno anche a Napolitano. L’appuntamento con il presidente della Repubblica è per mercoledì prossimo, quando al Colle salirà Grillo insieme ai capigruppo di Camera e Senato e ai portavoce del Movimento. Ci sarà probabilmente anche Gianroberto Casaleggio che verrà presentato al capo dello Stato come uno dei fondatori del M5S, alla pari di Grillo. «Il ruolo del parlamento sarà uno degli argomenti dell’incontro», spiega Nicola Morra, capogruppo al Senato. «Il parlamento non è semplicemente fermo ma è su una sedia a rotelle perché immobilizzato dal pressing dell’esecutivo con il ricorso ai decreti legge». Ma anche da interventi come quello fatto dal Consiglio superiore di difesa sugli F35, e per il quale Di Maio ha criticato i silenzi di Grasso e Boldrini. «Le presidenze di Camera e Senato non sono intervenute ha detto -. Mi sono trovato l’unico rappresentante della Camera a difendere il parlamento». Se tutto dovesse andar male, il M5S chiederà infine a Napolitano di sciogliere le camere e indire elezioni anticipate. Una richiesta che è davvero molto difficile pensare che Napolitano possa accogliere.