La legge elettorale irachena assegna nove degli oltre 300 seggi alle minoranze, cinque dei quali per i cristiani. Un numero di deputati ritenuto insufficiente dalla comunità che non si sente rappresentata in modo adeguato nell’assemblea parlamentare irachena. Comunque sia, ha spiegato ad Asianews Rihan Hanna Ayoub, 37enne parlamentare del collegio di Kirkuk, che si è ricandidata, la comunità cristiana da queste elezioni «non ha aspettative molto diverse da quelle di tutta la società irachena» e chiede un «vero cambiamento» da attuare «dall’interno del panorama politico». Ha quindi fatto riferimento ai mali cronici alla base delle proteste cominciate due anni fa in Iraq: disoccupazione, corruzione, spreco delle risorse pubbliche, malgoverno, disinteresse per le attese delle nuove generazioni. Altri esponenti della sua comunità sottolineano anche il bisogno di sicurezza, un tema sempre di attualità alla luce di intimidazioni, attacchi e abusi che i cristiani dell’Iraq ancora subiscono da organizzazioni jihadiste e islamiste radicali.

Ayoub ha spiegato che le elezioni di per sé «non produrranno un’evoluzione significativa» ma restano una «tappa fondamentale» di crescita del paese alla quale i cristiani guardano con speranza. Ayoub è quindi intervenuta sul limitato accesso alla politica per le donne, musulmane e cristiane. In Iraq il 25% dei seggi è riservato alle donne ma la rappresentatività, il peso politico e la presenza all’interno delle massime cariche dello Stato restano limitati. «Purtroppo – ha commentato – in Iraq le donne sono ancora oggi private della partecipazione nel processo decisionale». Ayoub ha infine rilanciato l’appello del primate caldeo, Louis Raphael Sako, per una larga affluenza alle urne, rivolto non solo agli iracheni cristiani ma a tutti gli aventi diritto al voto.