Nelle ultime 24 ore si contano 793 vittime, 943 persone guarite ma anche 6.557 nuovi casi di coronavirus. Il saldo è quindi ancora negativo: le persone contagiate dal coronavirus sono aumentate di 4.800 unità. Secondo le statistiche, poco meno della metà dovrà trovare posto negli ospedali italiani. L’emergenza continua e la Lombardia è ancora l’epicentro del focolaio italiano. Nella regione si registrano 546 morti e 3.251 nuovi casi positivi. Solo in Lombardia sono stati effettuati quasi diecimila tamponi, superando un tetto di quattromila test giornalieri che, nella regione più colpita, faceva temere che la capacità diagnostica non tenesse il passo dell’epidemia. In tutto il paese, in un giorno sono stati effettuati oltre 26mila test. Siamo ben oltre i tamponi giornalieri effettuati in Corea del Sud, circa ventimila secondo le stime più entusiastiche.

Molti malati da tutte le regioni lamentano però di non riuscire nemmeno a vedere un medico per il test. Il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro ha ammesso che il problema è generalizzato: «C’è ancora un tempo mediano tra sintomi e diagnosi di cinque giorni. Questa è la sfida che abbiamo davanti. Prima intercettiamo e isoliamo le persone con sintomi e meglio è».

LA PRESSIONE sulle terapie intensive continua. Il capo della protezione civile Angelo Borrelli ieri sera ha comunicato che i letti aggiunti durante l’emergenza hanno portato il totale a 7.700 posti per i malati di coronavirus. I letti in terapia intensiva non bastano da soli a curare più pazienti, però. Servono anche i medici, e questo sta provocando imbarazzi anche in chi fornisce aiuti e volontariato. A Bergamo l’associazione nazionale alpini ha lavorato alla costruzione di un ospedale da campo alla Fiera di Bergamo. Ma mercoledì sera l’allestimento era stato fermato.

«O vengono messi a disposizione medici e infermieri, oppure non si parte» aveva spiegato un esponente dell’associazione. Il bando regionale per il reclutamento di nuovi sanitari e la conferma dell’arrivo di 30 medici e 75 infermieri dalla Cina hanno permesso di riavviare i lavori. «Il più grande ospedale da campo in Europa», dice Sebastiano Favero, presidente dell’Ana «potremo alleggerire il lavoro degli ospedali del territorio». Aprirà fra tre giorni e avrà una capienza di 230 posti letto, con un rafforzamento della quota inizialmente prevista per la terapia intensiva.

Una nuova analisi dei dati dell’ISS, sempre più affidabile perché ormai il campione conta ben 35mila casi, mostra che le donne rappresentano il 41% dei malati e il 29% delle vittime. Il problema degli operatori sanitari contagiati non è stato risolto: tra medici e infermieri sono oltre 3.600 e rappresentano ancora l’8,5% dei casi. Tra loro, i medici deceduti sono 18.

LA MANCANZA di adeguate protezioni è uno dei fattori di rischio principali. A sentire il ministro degli esteri Luigi Di Maio, molte mascherine sono in corso di consegna. «È atterrato in Italia il primo milione e mezzo di mascherine bloccato in Egitto», ha detto. «Tra domani e dopodomani arriveranno quindi due velivoli, uno della nostra Aeronautica militare da Pechino con a bordo 1,5 milioni di mascherine e 100 ventilatori polmonari e uno della Protezione Civile in arrivo da Shenzhen, con altri 2,5 milioni di mascherine». Altri 2 milioni di pezzi arriverebbero «dal cuore dell’Europa». Sembrano tante, ma il fabbisogno in questo momento è stratosferico: in Italia si consumano 3 milioni di mascherine al giorno. Anche i carichi di Di Maio, quindi, basteranno per un paio di giorni. Per il prossimo futuro, 20 milioni di mascherine a settimana sono state ordinate dalla fabbrica cinese Byd, riconvertita appositamente, per un totale di altre 100 milioni di mascherine.

Infine, la società italiana degli studiosi di aerosol, le particelle solide sospese nell’aria a causa dell’inquinamento atmosferico e di altri processi naturali, ha smentito in una nota un’ipotesi circolata nei giorni scorsi su un ipotetico legame tra il contagio in Lombardia e la presenza di polveri sottili. L’ipotesi che le polveri possano trasportare a grande distanza i virus era stata avanzata da un documento di alcuni ricercatori dell’università di Bari. La nota firmata da decine di studiosi però la respinge: «Questo aspetto non è però confermato dalle conoscenze attualmente a disposizione, così come non sono ancora del tutto noti il tempo di vita del virus sulle superfici ed i fattori che lo influenzano».