Nel cinema (e nella televisione) a volte succede che ci sono delle storie reali che piuttosto che farsi vampirizzare dalla fiction forniscono con prepotente evidenza materiali che aspettano solo di essere raccontati, non solo ma in alcuni casi testimoniano anche di uno stile produttivo e certe scelte politico-ideologiche. Quella di Davide Zazzaro, ad esempio,

un ragazzo del quartiere di Scampia di Napoli, è una vicenda di redenzione repentina che esemplifica come meglio non si potrebbe l’apprezzabile lavoro socioculturale che sta facendo da anni sul territorio difficile e rischioso dell’area nord di Napoli il produttore Gaetano Di Vaio fondatore e animatore dei Figli del Bronx. Zazzaro, oggi ventenne, è riuscito a deviare da una strada che per lui, come per tanti ragazzi che crescono in contesti a forte presenza camorristica come quello di Scampia, sembrava segnata. Così è passato dagli spacconeschi assalti intimidatori di una banda al Centro Territoriale Mammut, il centro sociale autogestito più attivo della zona, al confronto con qualcosa di molto lontano dal suo contesto. Davide ha cominciato a frequentare il Centro e a conoscere le sue finalità, è andato per la prima volta a teatro, ha scoperto un modo diverso di fare cinema. Si è appassionato a questo mondo e si è misurato con esperienze che hanno rivelato a se stesso e agli altri un talento che lo ha poi portato a crearsi un mestiere, ad occuparsi di organizzazione cinematografica e musicale. Questa storia è raccontata dal corto dello stesso Di Vaio intitolato La torre di Davide realizzato nell’ambito di un progetto più ampio che coinvolge il territorio, il laboratorio di arti audiovisive Mina dedicato a Gelsomina Verde, la giovane vittima innocente della faida di Scampia, morta nel 2004 a soli 22 anni.

A conferma di una progettualità concreta e lungimirante di Figli del Bronx che vuole andare oltre la contaminazione di maniera tra finzione e realtà, la stucchevole denuncia di realtà sociali difficili e di storie d’emarginazione, Di Vaio è riuscito a realizzare un interscambio reale tra produzione locale e produzione cinetelevisiva nazionale, tra iniziative autoctone e formule di coproduzione per renderle visibili, tra creatività territoriale e scenari mediatici più vasti. E il laboratorio Mina è un progetto che vuole ribadire che è possibile andare verso i soggetti interessati partendo dal loro territorio e facendoli sentire protagonisti.

Le due Società di produzione Sky Italia e Cattleya, i produttori Gianluca Arcopinto e Gaetano Di Vaio (entrambi direttori artistici del laboratorio) hanno dato vita a un progetto destinato alla formazione di 25 giovani napoletani per la realizzazione di sei corti cinematografici.

L’incontro tra queste realtà è nato intorno alla vicenda della fiction televisiva Gomorra la serie,

la collaborazione con Sky e Cattleya è nata proprio quando queste produzioni hanno dovuto fermare la preparazione della serie televisiva a causa delle polemiche scoppiate in città.

Il laboratorio Mina è il frutto del lavoro di un confronto di mesi non sui temi oggetto della fiction televisiva ma su argomenti come l’ambiente, l’intercultura, l’emarginazione nati dai laboratori stessi durante gli incontri con i ragazzi.

I soggetti che hanno aderito al progetto sono tanti. Tra questi registi come Gaetano Di Vaio, Carlo Luglio, Diego Olivares e Toni D’Angelo, autori di cortometraggi che raccontano, da un punto di vista interno, tematiche sociali che riguardano il territorio di Scampia e l’intera città di Napoli. I laboratori hanno fornito ai partecipanti strumenti di lettura e di scrittura del linguaggio cinematografico, per portarli, coordinati da alcuni professionisti, a realizzare un cortometraggio per ciascun laboratorio.

Oltre a quello diretto da Di Vaio altri tre sono prodotti da Figli del Bronx: Cane Malato di Diego Olivares nel quale come il protagonista di un videogame, Carmine si lancia all’attacco della sua realtà, convinto che un colpo di pistola basterà a risolvere tutti i suoi problemi e dunque, assolutamente determinato a portare lo scontro fino alle estreme conseguenze, Ciao Mamma di Carlo Luglio dove il trasloco imminente della famiglia della giovane protagonista Maria per allontanarsi dal degrado delle Vele di Scampia e raggiungere una nuova abitazione della vicina Melito, diventa il pretesto per la ragazzina per ribellarsi a questo sradicamento che vive con dolore e fantasia,Ore 12 di

Toni D’Angelo con le musiche di papà Nino che racconta tra melodramma di Hong Kong e spaghetti western, la storia di due giovani amanti che, separati da una violenta infanzia e appartenenti a famiglie rivali, sacrificheranno tutto pur di stare insieme. Gli altri due short prodotti da Cattleya sono AfroNapoliUnited su un’esperienza di calcio dilettante con squadra mista composta di ragazzi napoletani e figli di extracomunitari e Centoquattordici proprio su Gelsomina Verde. Andranno in onda su Atlantic, il nuovo canale di Sky dedicato alle serie nella seconda metà di aprile precedendo di qualche settimana la programmazione degli episodi della versione televisiva di Gomorra a sua volta introdotta da Là-bas di Guido Lombardi sempre produzione Figli del Bronx. Ma prima i corti saranno presentati in anteprima nazionale il 16 aprile all’Auditorium di Scampia. Location fortemente voluta da Di Vaio preferendola ai cinema-salottini della Napoli bene.