Il deserto non è come lo immaginavo, è molto vario: pianure di sabbia, plateau di pietre nere, dune rosse e montagne. Tutto questo senza vegetazione. Quando, di tanto in tanto, si incontra qualche piccolo albero grigio e delle erbe gialle, l’occhio si riposa. A volte si percorrono centinaia di chilometri senza acqua e la pista seguiamo è molto frequentata: di tanto in tanto si incontra una dozzina di cammelli e delle carovane. Le altre piste del Sahara sono ancora più aride.

Domani partiamo per Bandiagara, poi andremo a Sangà, dove resteremo per qualche mese.
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Ieri a Ireli abbiamo visto un santuario del lebé sconvolgente, raffigurante un sesso femminile con una camera interna. Indimenticabile. Trovate delle serrature e dei tamburi, uno è fatto di pelle di capra tesa su un uovo di struzzo, l’altro è fatto per una cerimonia e serve anche da trappola per i topi. Il paesaggio di sabbia e pietra brucia sotto i miei occhi. Penso ai platani sulla riva della Senna, che vibrano al vento. Parigi è bella nel mese di maggio.

Ho ricevuto, in un momento di grande fatica fisica dovuta al caldo e ad altre giornate dure, una lettera dove tu mi dici che tutti si aspettano molto da me. Non è una frase molto adatta a una ragazza che fa le sue prime esperienze, da sola e si batte con tutto il suo cuore, ma un po’ alla cieca. È impossibile stabilire sul campo il valore dei dati raccolti. (…)

Cosa scopri quando il cervello è come un limone spremuto? Non penso a Parigi senza un po’ di Paura: come sopportare le vie strette, la mancanza di aria, il freddo e soprattutto quella gente, quella folla sconosciuta che si ignora e che sgomita, quel flusso di parole inutili, dopo Sangà? Nonostante le zanzare, le notti calde, il cibo monotono (ah, della frutta!) la luce crudele che ferisce gli occhi, amo questo posto e gli appartengo. Qui, infine, sono me stessa.
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La presenza di due donne europee in un lontano villaggio appariva uno scandalo al piccolo mondo di Mopti e Bandiagara, che non comprendeva le nostre motivazioni. Abbiamo ricevuto molte visite da parte di funzionari bianchi la cui sollecitudine mal nascondeva la curiosità.

Il nostro viaggio a Mopti ci ha creato disgusto per i coloniali. Sono molto gentili, ma… Cambiamo colore ogni volta che sentiamo arrivare un’auto nel villaggio. Dopo quelle abbuffate siamo rimaste sdraiate due giorni, incapaci di un gesto. Non si subiscono impunemente, senza un momento di sosta, dei rutilanti discorsi sull’assurdità del nostro regime alimentare (niente alcol, niente ghiaccio), l’inutilità del nostro lavoro, la necessità di scendere ogni mese a Mopti, l’aridità dei racconti che ci propinano gli indigeni.

Per la gente che risiede in permanenza nelle colonie, la siesta dopo colazione, i vini, i liquori, i ghiaccioli sono un imperativo. Quando arrivano qui ci trovano al lavoro, in conversazione con gli indigeni, impegnate in tutta la giornata, È per questo che abbiamo la reputazione di «pazze», cosa che ci diverte molto.

Non bisogna aspettarsi che lavoriamo con le donne: per la gente di qui non c’è grande differenza tra noi e gli uomini bianchi. Facciamo le stesse domande, conduciamo la stessa vita, entriamo nelle caverne dei maschi, andiamo a cavallo. In cosa, ai loro occhi, siamo donne? Del resto non ho l’impressione che qui ci sia, attualmente, una società di donne. Per scoprirlo sarebbe necessaria maggiore intimità, che non è possibile stabilire in un soggiorno di otto mesi, una grande conoscenza della lingua, forse anche un marito e dei bambini.

 

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Sabato 25 settembre, alle 21.30 in piazza del Duomo, nell’ambito della XII edizione del festival Pistoia – Dialoghi sull’uomo, andrà in scena lo spettacolo con l’attrice Sonia Bergamasco Voci di donne in cammino: un racconto attraverso alcuni testi di quattro grandi viaggiatrici e antropologhe del passato, a cura di Giulia Cogoli e Marco Aime. Tra queste, Denise Paulme & Deborah Lifchitz hanno lasciato testimonianze del loro viaggio dal Sahara al Sudan nel libro Lettres de Sanga (CNRS Editions), tradotto dall’antropologo Marco Aime, che prenderà vita grazie alla voce narrante dell’attrice e regista Sonia Bergamasco.

Il festival di antropologia del contemporaneo, ideato e diretto da Giulia Cogoli, promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e dal Comune di Pistoia, si svolge dal 24 al 26 settembre.
Quest’anno il tema è «Altri orizzonti: camminare, conoscere, scoprire».

Apre il festival la lectio magistralis dello scrittore Paolo Rumiz, dal titolo Le parole e il cammino. Il Premio Internazionale Dialoghi sull’uomo andrà a Claudio Magris, che terrà la lectio Quando comincia l’uomo? Tra gli altri ospiti: la scienziata Elena Cattaneo con Andrea Grignolio, storico della Medicina; il pedagogista e filosofo Duccio Demetrio; lo scrittore Paolo Di Paolo in dialogo con Magris; il filosofo Maurizio Ferraris con l’antropologo Adriano Favole; la sociolinguista Vera Gheno; l’attore Neri Marcorè; l’alpinista Nives Meroi con la scrittrice Caterina Soffici; il fisico Antonello Provenzale; lo scrittore e critico letterario Emanuele Trevi; lo storico Alessandro Vanoli; il filosofo Marco Vannini.
Biglietti: 3,00 euro (incontri e passeggiate) – 7,00 euro (spettacoli). La lectio di apertura è gratuita con prenotazione obbligatoria.
Per informazioni: www.dialoghisulluomo.it