Gli amici si riconoscono nel momento del bisogno. Ora è bene che il comune di Milano, dopo due anni di buone maniere e poca “ciccia”, si tolga la maschera per farsi riconoscere dai suoi più calorosi (ex) estimatori. Per esempio dai ragazzi del centro sociale Zam di via Olgiati che ieri sono stati sgomberati dalla polizia. Uno show resistente muscolare, con gli agenti anti sommossa che hanno dovuto faticare per superare le barricate in fiamme e prendere possesso dell’immobile occupato. Tre cariche violente. Manganellate.

Uno spettacolo inusuale nella città di Giuliano Pisapia. Gli incappucciati di rosso indossavano la maschera dell’uomo ragno, perché Peter Parker ha capito che «da grandi poteri derivano grandi responsabilità». Sarà per questo che ieri sera hanno spinto la ragnatela sotto le finestre del sindaco, per dire che presto ci sarà un’altra puntata, anche se lui continua a tacere. O quasi: «La giunta di Milano ha sempre dimostrato la sua volontà di dialogare con tutti e di favorire la risoluzione dei problemi nell’ambito della legalità. Per questo è inaccettabile qualsiasi prepotenza e violenza davanti alla sede del Comune». Per la cronaca, anche lì manganellate. E sabato, per festeggiare una nuova occupazione, Milano sarà attraversata da un corteo che rivendica l’urgenza di spazi di socialità.

Questo era Zam, al di là della retorica movimentista: 1.550 prese da arrampicata, centinaia di concerti, un film festival, laboratori di hip-hop e teatro, una palestra, danza del ventre, judo, giornate aperte al quartiere, assemblee di studenti e sede di MilanoInMovimento. Il tutto in un’area abbandonata da un decennio. Non è la rivoluzione, ma Pisapia non penserà davvero di garantire più sicurezza alla città solo accogliendo i poliziotti omaggio offerti dal ministro Alfano? Si dirà che la giunta del sogno arancione, piena di amici del «movimento», non poteva evitare lo sgombero perché la palazzina era proprietà privata.

Sarà anche così, ma Zam si è sentito solo per una questione più politica che burocratica, e ci è rimasto male: perché due anni fa erano ben altre le vibrazioni positive fra quel luogo e i politici che poi vinsero le elezioni, anche grazie a quel piccolo grande «bacino di utenza» rappresentato dai giovani del «movimento» che tornarono in massa a votare. Non si tratta di rivendicare il diritto di passare all’incasso, ma la sensazione è che si stia consumando una rottura tra chi ci ha creduto e chi ha perso il contatto con la sua base di riferimento. Il problema c’è, lo si capisce leggendo l’imbarazzato comunicato di Sel: «Compito prioritario del Comune è sicuramente mettere a disposizione luoghi a esperienze di partecipazione, promozione sociale e produzione culturale trovando modalità per implementare i bandi e anche ragionando su strumenti nuovi per l’assegnazione di spazi». Ma i bandi, cioè il tentativo di dirottare l’esperienza dell’autogestione sui binari della legalità – pur sapendo che se non si liberano gli spazi abbandonati non ce ne sarà per tutti – sono una parte del problema. Come spiega senza giri di parole Alex Foti, visionario conoscitore dei movimenti, «bando ai bandi, e bando alla ciance, gli spazi sociali autogestiti sono un bene pubblico che è parte del Dna della città, chi non lo capisce o è culturalmente impreparato o è proprio stronzo».

Luciano Muhlbauer del Prc, che non si perde uno sgombero da 20 anni, pensa positivo: «Speriamo che sia un’occasione per riaprire un dibattito sugli spazi che riguarda anche un’amministrazione che appare un po’ troppo ferma, troppo timorosa di prendere iniziative innovative». E gli «amici» in giunta sono proprio così fermi? Mirko Mazzali, storico avvocato dei centri sociali e presidente della Commissione sicurezza di Palazzo Marino, non si nasconde. «C’è una richiesta di spazi sociali e stiamo cercando soluzioni che prevedano altre forme di assegnazione, ma dobbiamo trovare il modo di farlo in modo trasparente perché non può passare l’idea che la giunta dia una casa ai suoi amici». Giusto. Del resto è anche vero che nessuno spazio comunale occupato è mai stato “liberato” a manganellate. L’uomo ragno ci arriverebbe di sicuro.