Un caffé sul presto con Pippo Civati in un bar fuori da Montecitorio. A mezzogiorno, dentro il palazzo, un lungo faccia a faccia con Roberto Speranza (finisce all’una e mezza), presente il deputato Ciccio Ferrara, braccio destro dell’ex sindaco. Alla fine, un breve dialogo con D’Alema. Poi, nel pomeriggio, un incontro con una trentina di parlamentari della minoranza di Andrea Orlando, assente il ministro presente Gianni Cuperlo.

Giuliano Pisapia, ieri alla camera accompagnato dal giornalista Gad Lerner e inseguito dai cronisti, stringe le maglie di Insieme. La nuova creatura politica comincia a muovere i primi passi. Anche se a fine giornata si rincorrono le notizie e le smentite, e resta ancora qualche margine di indefinitezza nel cammino della nuova «cosa».

L’ex sindaco e il coordinatore di Art.1 «quagliano»il core business della giornata: concordano sul fatto che «ora bisogna accelerare il percorso unitario» avviato il primo luglio a piazza Santi Apostoli «per la costruzione di una nuova forza politica progressista».

Nelle prossime settimane sarà nominato un «coordinamento provvisorio, plurale ed aperto», la cosiddetta cabina di regia. Fin qui la nota ufficiale di Mdp. Alla fine dell’incontro Pisapia vede D’Alema per pochi minuti, nello stesso studio di Speranza. All’uscita schiocca un «ottimo». L’ex ministro invece concede qualche battuta molto formale ai cronisti, forse per fugare il sospetto di tensioni: giornata positiva, dice, «si rafforza un’importante prospettiva di lavoro comune, che potrà ulteriormente allargarsi in modo fecondo». C’è anche una sottolineatura personale: «Mi ha fatto molto piacere l’utile e amichevole conversazione».

Insieme si avvia. Secondo le indiscrezioni del coordinamento faranno parte rappresentanti delle anime più vicine all’iniziativa di Santi Apostoli, più qualche altra in avvicinamento (potrebbe essere l’area di Possibile); Pisapia ne sarà il vertice, ma non sarà coinvolto nel lavoro day by day dell’esecutivo. All’inizio dell’autunno verrà convocata un’iniziativa «partecipata e democratica» per scegliere la linea politica, un «manifesto», un primo programma elettorale e il simbolo del nuovo soggetto («Insieme» è nome provvisorio). Su tutto questo fra i due c’è stata sintonia.

Le ricostruzioni divergono quando viene riferito di qualche nodo ancora da sciogliere.

Per esempio il rapporto con il governo: in questi giorni i parlamentari Mdp sono in grande sofferenza, soprattutto dopo l’affossamento dello ius soli, e minacciano la rottura (consigliata da D’Alema negli scorsi giorni). Pisapia avrebbe invece chiesto di fare una proposta a Gentiloni sulla legge finanziaria, su qualche tema qualificante, e di vedere che succede. Comunque di non intestarsi la caduta del governo, la sinistra ha già dato. Da Mdp però qualcuno si spazientisce: «Gli ex Sel non hanno mai votato la fiducia a Gentiloni, troppo facile fare i governativi con i voti degli altri».

Oltre all’annosa questione dello scioglimento di Mdp («Pisapia non ce l’ha mai chiesto», viene spiegato), è ancora aperta la composizione del coordinamento: dovrebbero farne parte Mdp, Campo progressista, verdi, centristi, Possibile. Il nuovo schieramento avrà un comitato di garanti, si fa il nome di Valerio Onida (che ha parlato da piazza Santi Apostoli), Luigi Manconi. Ma dall’ufficio stampa di Mdp arriva una secca smentita su tutto: «Ricostruzioni totalmente infondate».

Quanto a Civati, alla fine dell’incontro con Pisapia si dichiara ottimista: «Sul carattere inclusivo e sull’urgenza di una proposta al paese c’è massima condivisione. Ora la mozione di venire al dunque ha bisogno di segnali concreti. Stiamo andando despacito, ora possiamo accelerare». L’accento di Civati sull’«inclusività» è quasi una condizione.

E ha un primo riferimento implicito ma scontato: Sinistra italiana. Alla camera Possibile siede nello stesso gruppo parlamentare. Un gruppo da cui arrivano segnali di fumo verso Pisapia e compagni. Poi ci sono i «civici» del Brancaccio, ieri sera riuniti a Milano.

Ma Pisapia è scettico, teme l’effetto «Arcobaleno», la somma delle sigle. Spiega: «A sinistra deve nascere un soggetto politico che abbia l’ambizione di durare. Dopo le elezioni non ci sarà il fuggi-fuggi».

Infine l’incontro con i parlamentari orlandiani, ultimi giapponesi di un’alleanza impossibile con il Pd. Orlando non c’era, ma aveva visto l’ex sindaco il giorno prima. E questo è un capitolo della tela dell’ex sindaco che suscita sospetto in Mdp.

La minoranza Pd vagheggia una correzione maggioritaria alla legge elettorale e insiste sulla coalizione contro un segretario, Renzi, che la esclude. I partecipanti spiegano che il loro è «un tentativo di fare ponte» con il Pd. Pisapia, consigliato anche da Romano Prodi, martedì ha incontrato il franceschiniano David Sassoli, e non si sottrae al confronto. Non è detto che un domani qualcun non possa rimpolpare le file di Insieme, che presto avrà gruppi parlamentari propri (si annuncia l’arrivo di qualche dem e una pattuglia di centristi).