Non soffre di nessun complesso nel dire «vogliamo governare», e anche «serve un centrosinistra che sappia dire non solo le cose di sinistra ma riuscire a fare quello che dice», e infine «ci piace il potere, non il sostantivo ma il verbo che significa poter fare». L’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia ieri pomeriggio al Teatro Ambra di Garbatella ha benedetto l’«officina» romana di Campo progressista. 700 adesioni, oltre 200 i presenti, è l’officina numero 227. Segno, spiega, che «eravamo un sogno, ora ci siamo e possiamo andare avanti». Il significato di queste parole in realtà va un po’ oltre la lettera: «Al voto in ogni caso al voto ci saremo, io ci sarò, noi ci saremo», aveva spiegato la sera prima ai suoi. «In ogni caso» cioè con qualsiasi legge elettorale. Al voto delle amministrative del prossimo 11 giugno invece Campo progressista appoggerà i candidati di centrosinistra.

Di qui alle elezioni politiche però la strada è davvero lunga. E chi punta a ricostruire l’alleanza di centrosinistra non ha scorciatoie che percorrerla: «Alla riunione di un mese fa al Brancaccio abbiamo promosso un progetto, oggi mettiamo le radici», spiega Massimiliano Smeriglio, vicepresidente della Regione Lazio. «Questo è il contributo di Giuliano Pisapia alla ricostruzione del centrosinistra. Perché prima o poi un centrosinistra si dovrà ricostituire, ricucendo i diversi mondi: senza, non ci sono prospettive per il nostro Paese. Ripeto: il problema si porrà, prima delle politiche o dopo: tanto vale non perdere tempo e non consegnare il paese alle destre, a Grillo o alle larghe intese».

Smeriglio è anche fra i fondatori di Art.1, il movimento di Bersani, D’Alema e Speranza che segna distanze sempre più ampie con il Pd di Renzi. Ampiamente ricambiato: per il reggente Pd Matteo Orfini va bene discutere ma «a sinistra è più facile dividersi che stare insieme. Noi ci proviamo, naturalmente partendo da quella che è la posizione del Pd: cioè rafforzare il Pd e il suo progetto di governo». Parole che escludono l’idea di alleanza. Gli atti seguiranno in parlamento, quando si riparlerà di legge elettorale. Ma anche di manovra economica e dei due decreti Minniti, a giorni. Pisapia, garantista da sempre, ha espresso molte perplessità sul testo sugli immigrati.

Intanto però l’ex sindaco mette a lavoro insieme diverse anime politiche e civiche. Ieri accanto a lui sedeva il centrista Mario Catania; ma anche Luigi Manconi, senatore del Pd (alle primarie sostiene Andrea Orlando) che emoziona i presenti parlando del ricercatore italiano Giulio Regeni, torturato e ucciso in Egitto nel 2016: «In quest’atroce vicenda c’è una formidabile lezione di che cosa la politica debba essere», «l’Italia è un paese democratico ma è difficile dare lezioni a chi l’ha torturato quando nei nostri codici non è stato ancora introdotto il reato di tortura». Venerdì il Guardasigilli Orlando ha ribadito il suo impegno su questo fronte con un lessico che qui suona familiare: «A Genova c’ero anch’io». Una lingua che parla anche Pisapia: «Negli ultimi giorni il governo italiano ha ammesso finalmente che a Genova, durante il G8, ci sono state delle torture. E questo è importante. Perché tutti insieme non abbiamo dimenticato».