Prima manda in bianco i cronisti che lo tampinano a Perugia, all’entrata di un convegno: «Non voglio parlare di politica, fino a sabato sono in silenzio stampa». Poi ci ripensa e anticipa qualche passaggio del suo discorso di domani in piazza Santi Apostoli. Giuliano Pisapia è così, bisognerà prendere le misure. Dunque, il rapporto col Pd? «A me interessa il rapporto col popolo, soprattutto con i tanti elettori che il Pd ha perso negli ultimi anni». La rottamazione? «Prediligo la rotazione. Chi ha esperienze è profondamente utile, non dobbiamo rottamarlo e buttarlo via». Un messaggio a Prodi?

I DUE, L’EX SINDACO E IL PROF, si stimano e si telefonano spesso. Il fondatore dell’Ulivo (e del Pd) domani non sarà in piazza, forse non manderà neanche un messaggio. Ma segue con attenzione il cammino di «Insieme», è in gran forma e ieri all’assemblea della Cisl con consumata malizia ha elogiato il leader laburista Corbyn, «il vecchietto che prende il voto dei giovani dicendo ‘la scuola è un vostro diritto’». Ce n’è abbastanza per dar da lavorare ai retroscenisti sul suo ritorno in campo.

A PIAZZA SANTI APOSTOLI, luogo di culto ulivista in realtà scelta obbligata per questioni organizzative, dal palco parlerà il costituzionalista Valerio Onida, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando (a capo di una coalizione molto larga, dai comunisti ad Alfano), il sindaco di Latina Damiano Colletta, la presidente Arci Francesca Chiavacci, la giovane Elvira Ricotta impegnata nelle battaglie per lo ius soli, l’attivosta del centro antiviolenza di Torbellamonaca Stefania Catallo, un giovanissimo lavoratore di Amazon, Alessio Gallotta. Sarà messo in onda il videomessaggio dell’attore Claudio Amendola. Nel finale i due discorsi ’di linea’: Bersani, a nome di Mdp, e Pisapia, da front man del nuovo soggetto. Colonna sonora «E io ci sto» di Rino Gaetano. Giù dal palco, fra la gente – la scelta è stata quella di non fare zone riservate e retropalco – D’Alema, Speranza, la presidente della Camera Laura Boldrini e molti dei protagonisti della ’cosa’ nascente.

LO SCONTRO INTERNO AL PD sul veto al centrosinistra posto da Matteo Renzi alza l’attenzione sull’iniziativa. Per attenuarne l’impatto mediatico il segretario Pd lancerà il suo «nuovo Pd» proprio proprio sabato all’assemblea dei suoi circoli. «Insieme» sarà un «un processo largo e aperto», spiega Marco Furfaro, uno dei trentenni a capo di Campo progressista, «non una lista elettorale che il giorno dopo si sfascia in mille pezzi. Tra un centrosinistra che non fa i conti con la disperazione del Paese e la sinistra che si parla addosso, scegliamo di fare altro. Palermo, Padova e Lecce insegnano: vincono perché sono storie innovative, credibili, ampie e plurali» . «Insieme» avrà i suoi gruppi in parlamento e via via anche quelli nelle amministrazioni locali. «L’ultimo ballottaggio ci ha detto che la destra si sta ricompattando, quindi anche noi dobbiamo ricompattarci e capire che le differenze sono una grande ricchezza se non si trasformano in astio», dice Pisapia. Ma ormai, preso atto delle chiusure di Renzi, la nuova Ditta Bersani&Pisapia punta a ricostruire un’idea di alleanza senza il Pd, anche se ormai non si parla più di «centrosinistra».

DIVERSA LA POSIZIONE della minoranza Pd, che ancora al centrosinistra punta. Gli ’orlandiani’ in piazza saranno molti. A partire dal ministro Guardasigilli che ieri ha lanciato l’ennesima stoccata a Renzi sul trattamento riservato a Prodi, il cui tentativo di mediazione è stato bocciato a mezzo retroscena di stampa. «Prodi è il Pd, è l’uomo che più di ogni altro ha costruito questa prospettiva politica, quindi dove va la tenda di Prodi va il Pd», dice Orlando.

Della minoranza saranno in piazza anche Zingaretti, Pollastrini, Cuperlo, Luigi Manconi (dato, a differenza degli altri, in uscita verso il nuovo gruppo). Ma ci sarà anche Davide Sassoli, dell’area di Dario Franceschini: presenza non casuale, un altro messaggio non amichevole a Renzi.

MA ANCHE DALLA SINISTRA-sinistra le partecipazioni avranno un significato. Pippo Civati sarà «presente, lato sinistro», scherza. Nicola Fratoianni, di Sinistra italiana, invece non ci sarà: «Non siamo stati invitati». Ci sarà comunque una delegazione di parlamentari. Il tenativo è quello di tenere aperto un dialogo difficile. Il segretario di Si propone «una piattaforma programmatica con 10 punti semplici: si vuole reintrodurre l’art. 18? Il sostegno al reddito, la valorizzazione del patrimonio culturale, la messa in sicurezza a del territorio?». Ma, anche sgomberato il tavolo dal tema dell’alleanza con il Pd, Pisapia e compagni sarebbero poco inclini auna lista a rischio di spaccatura successiva. Del resto anche D’Alema, in questa stagione il più aperturista verso la sinistra radicale, non esclude un’alleanza dopo il voto, certo in via di ipotesi improbabile: «Se saremo forti dopo le elezioni potremo incalzare il Pd sul piano programmatico, della leadership». Posizione che Si faticherebbe a condividere.

C’È ANCORA PIÙ FREDDO con i «civici» del Brancaccio che hanno fatto circolare in rete una lettera a Pisapia prima ancora di sapere che non avrebbero parlato dal palco. Del resto i fischi al senatore Gotor alla loro assemblea, pure minimizzati dai protagonisti, avevano detto molto sulle distanze fra i due percorsi.