Se contemporaneamente in città ci sono centinaia di nazifascisti con le teste rasate che marciano compatti scimmiottando le truppe scelte del Terzo Reich, la commemorazione ufficiale di Sergio Ramelli, il giovane fascista ucciso da alcuni militanti di sinistra, non è più un fatto privato, un momento di raccoglimento umanamente doveroso per un ragazzino morto ammazzato 39 anni fa. Diventa un’altra cosa. Diventa un fatto politico che parla al presente, non alla memoria del secolo scorso. I nazifascisti sono qui, adesso, ieri sera a Milano erano in piazzale Susa e hanno scelto di marciare il 29 aprile utilizzando come pretesto la morte di Sergio Ramelli (e di un repubblichino, a pochi giorni dalla manifestazione del 25 aprile).

Eppure il sindaco Giuliano Pisapia, ieri pomeriggio, di fianco a Riccardo De Corato mai così complimentoso come in questa occasione, ha deciso di raccogliersi per parlare di “pacificazione” nazionale, cadendo nella trappola di un riflesso condizionato che forse appartiene agli uomini di sinistra della sua generazione. Ma non c’è nulla da pacificare, oggi la storia è un’altra, e volge al brutto. Il sindaco però si è tolto la fascia tricolore, un gesto di poca importanza che sottolinea solo il suo malcelato imbarazzo.

Perché lo ha fatto? – si sono chiesti i tremila antifascisti che ieri sera si sono sentiti orfani del loro sindaco lungo il percorso del corteo convocato in Porta Venezia per rispondere a distanza all’oltraggio nazifascista. Con uno sguardo più attento al presente, magari il sindaco si sarebbe risparmiato riflessioni come queste: “Spero che questa presenza possa servire ad evitare che sorgano problemi per la città tra chi ha idee diverse: non solo problemi di ordine pubblico ma sulla necessità di convivenza per la città”. La speranza, invece, è che a Milano, in Italia, sempre vengano avversate le idee di chi festeggia il compleanno di Hitler e vuole cacciare gli immigrati, magari in stile Alba Dorata, tanto per restare nel presente.

Davvero siamo arrivati al punto che con queste “idee” dobbiamo conviverci? La riflessione è aperta e riguarda tutti, soprattutto gli antifascisti che ieri sera sono riusciti a mettere insieme un corteo molto determinato ma solo molto militante. Non basta più. D’ora in poi – questo è il momento del massimo bisogno – diventerà urgente riattualizzate un antifascismo che rischia di avvitarsi su se stesso con i suoi tic e le sue liturgie che non riescono più a fare scuola. Il sindaco Pisapia, in queste ore, invece avrà la possibilità di replicare ai tanti che lo hanno votato ma non lo hanno capito. Già oggi è stato invitato alla commemorazione di un giovane di sinistra, Alberto Brasili, accoltellato a morte 39 anni fa. Sarebbe un bel gesto, ma con certe “idee” che tornano a circolare la par condicio è davvero fuori luogo, e fuori tempo massimo.