Il fidanzamento politico fra Giuliano Pisapia e Art.1 non si è rotto, ma se non la crisi, il primo litigio serio è già arrivato. Per poco non era fatale. Dopo una settimana di malumore, retroscena smentiti e veleni, la goccia assassina è stato l’abbraccio amichevole – fa sorridere ma è andata così – fra l’ex sindaco e la sottosegretaria Boschi alla festa del Pd di Milano. La cosa ha fatto storcere il naso a qualche militante di Mdp. E a molti dirigenti.

IERI L’EX SINDACO dalle colonne di Repubblica ha bollato la polemica come «assurda e irreale» e «vergognosamente strumentale». Dalle stesse colonne Chiara Geloni, direttrice del sito internet di Mdp, ancora lo invitava alla «cautela» nelle effusioni con gli avversari politici «in una cornice così tesa» (appunto, i rapporti interni non sono ottimi), per evitare «ambiguità e strumentalizzazioni». Replica ironica di Ciccio Ferrara, deputato vicino a Pisapia: «Chiederò a Mdp distribuire il decalogo del buon comportamento da tenere alle feste del Pd». Poi quella più seria: «Più che i militanti della sinistra ad essere disorientati mi sembrano i dirigenti di Mdp», «non capisco quale sia lo scandalo se chi ha fatto il sindaco, nella propria città, dica a un pezzo del popolo che lo ha votato di sentirsi a casa». Poi quella serissima: «Se non gettiamo lo sguardo oltre lo steccato questa scommessa la perderemo tutti».

IN MATTINATA la «crisi dell’abbraccio» si rivela grave e anche seria, nonostante il casus belli. Alle 11 alla sede di Mdp si riunisce il triumvirato del partito, Speranza Scotto e Rossi più due capigruppo Laforgia e Guerra. Ufficialmente si chiude la polemica. In realtà si decide la posizione Roberto Speranza terrà stamattina all’incontro chiarificatore con Pisapia. Che nella serata di ieri è arrivato a Roma e oggi parteciperà all’attivo dei «nodi locali» di Campo progressista. «Qui non si tratta di un abbraccio», spiega Scotto, «ma di un messaggio che può fare sbandare i nostri elettori. Il punto è capire se condividiamo tutti l’analisi della fase storica, il giudizio sul renzismo e sul governo. Diciamo con chiarezza: nella prossima legge di stabilità o Gentiloni ci ascolta o per noi non avrà senso sostenerlo».

POI ROBERTO SPERANZA: «Basta con le sciocchezze e la propaganda messi in giro ad arte. Siamo tutti impegnati nella costruzione di una grande forza progressista e popolare. I punti essenziali sono l’agenda programmatica in netta discontinuità con quanto portato avanti in questi anni dal partito di Renzi e il processo costituente del nuovo soggetto con i piedi ben piantati in un confronto democratico e partecipato».

INSOMMA, DIETRO LA «CRISI dell’abbraccio» c’è di più, per fortuna o sfortuna. Ci sono accenti diversi sul rapporto con il governo, dato per finito dall’Mdp. C’è una divergenza su come costruire il soggetto politico, forse anche le liste, sicuramente su come stabilire i confini a sinistra: Mdp chiede che sia esperito il tentativo di includere Sinistra italiana, Pisapia e i suoi sono  propensi alle adesioni singole per evitare il famoso «effetto Arcobaleno».

E POI C’È UN «CHIARIMENTO» che secondo Mdp non è ancora arrivato, o non fino in fondo. Ed è quello cruciale sul rapporti fra la forza nascitura e il Pd. Pisapia a Repubblica assicura che dato il sistema proporzionale la sua lista sarà «in competizione con il Pd». Eppure fa professione di fede al centrosinistra, usa toni soft («il popolo del Pd non sarà mai il mio nemico») e ipotizza la possibilità di alleanza dopo il voto. Insomma Pisapia non è il pasdaràn dell’antirenzismo che gli ex del Pd credono più utile alla campagna elettorale.

BERSANI, NEL POMERIGGIO dalla Sicilia, si dispone alla mediazione: «La nostra gente è tanta, ha solo bisogno di percepire con chiarezza e senza ambiguità il nostro messaggio. Cioè, con il Pd noi saremo pronti a discutere solo a una condizione: una radicale discontinuità con le politiche sul lavoro e sul fisco che abbiamo visto gin qui», spiega, «Pisapia può abbracciare chi vuole. Ma deve essere chiaro questo. E non a me che ce l’ho già chiaro. Non a Pisapia, che ce l’ha chiaro,  ma a tutta la nostra gente». Dopo il voto le alleanze con il Pd non sono escluse a priori: «Ma gli diciamo: caro Pd, vuoi fare una cosa di centrosinistra? Questa è la piattaforma su cui noi vogliamo discutere. Se non ci stai, vai dove ti porta il cuore. Noi con la destra non ci andiamo. Va detto così, in questo modo non ci sono più equivoci», è il consiglio di Bersani.

LA ROTTURA È ESCLUSA da entrambe le parti. Ma l’amalgama non è ancora ben riuscito. Oggi il chiarimento. Con un Pisapia che però spiega ai suoi che non vuole essere costretto ai continui chiarimenti.