Sul palco del Teatro Brancaccio attacca Giacomo Pirovano, 28ttenne respinto dalla facoltà milanese di Medicina oggi ricercatore a Oxford. Ma poi sale Giorgia Bassano, mamma di Corviale, racconta come fa fare calcio ai «regazzini» della sua periferia, mentre la figlietta saltella intorno al microfono. Rosa D’Aniello, da Napoli, spiega a cosa serve «il reddito di dignità» e a cosa non serve la legge a appena varata dal governo. E Lucia Pompigna, bracciante di Taranto, delegata Flai Cgil: viene da piangere quando muove nell’aria le sue mani – forti e gonfie – e racconta come vive una bracciante nel 2017. Le tre donne salutano in prima fila «Laura», la presidente della camera Boldrini, che in questi anni ha acceso una luce sulle loro storie.

SOLO ALLA FINE, DOPO DUE ORE di interventi secondo cui la politica è «una cosa bella» come recita oggi il cartellone, Giuliano Pisapia manda un messaggio al Pd di Renzi riunito al Lingotto: «Lo chiedo con rispetto, il giorno delle primarie dobbiamo sapere se loro vogliono costruire il centrosinistra o appoggiarsi ancora su Alfano e Verdini. È un appello che viene dal cuore. Il Nuovo centrodestra non è compatibile con il nuovo centrosinistra». Parte l’ovazione. Per questo pezzo di ’popolo del centrosinistra’, tornato nel teatro dove nel 2005 Prodi lanciò la sua candidatura alle primarie di coalizione (poi vinse contro Berlusconi, per la cronaca), questo passaggio dell’ex sindaco di Milano è una liberazione. Nasce Campo Progressista, «una rete, non un partitino», ma quella di oggi – giura – non è un’operazione nostalgia, del «primo Ulivo» al massimo si recupera «lo spirito». Perché, dice, «l’Ulivo è partito dall’alto, sono stati i partiti a scegliere Prodi. Noi vogliamo partire dal basso, dalle realtà sul territorio».

Pisapia fa il pienone. Anche perché non c’è solo lui. Intanto ad aprire la sua kermesse c’è il presidente della Regione Nicola Zingaretti: «Abbiamo bisogno di un popolo che si rimetta in cammino e riscopra la bellezza delle parole pluralismo ed unità. Servono leader che abbiano la capacità di tenere insieme queste due parole». La critica è a Renzi. Oggi il presidente terrà a battesimo anche la corsa alle primarie Pd di Andrea Orlando in un altro teatro romano, l’Eliseo.

E DI ’ORLANDIANI’, TUTTI CONVINTI della necessità di una nuova stagione di coalizione a sinistra, è piena la sala, fin dalle prime file. C’è Luigi Manconi, quasi un’icona dei diritti civili, c’è Gianni Cuperlo, il sindaco di Bologna Virginio Merola, Sandra Zampa, già portavoce di Romano Prodi ed oggi responsabile della comunicazione della campagna del Guardasigilli. C’è anche Vittorio Prodi, fratello di.

DI RENZIANI INVECE NON CE N’È. Venerdì all’apertura del Lingotto Renzi, in piena restaurazione da vocazione maggioritaria, ha ’dimenticato’ di parlare di alleanze. Così è stato il suo nuovo braccio destro Maurizio Martina a rimediare cercando l’ex sindaco al telefono: «Noi siamo interessati a lavorare a un nuovo centrosinistra aperto e coinvolgente. Difendiamo l’idea di una democrazia dell’alternanza e continuiamo a pensare che il Mattarellum sia la legge più utile al paese». E ieri, dopo la matinée al Brancaccio, da Torino non si contavano le dichiarazioni di amicizia verso il «brand Pisapia». Ma il centrosinistra, avverte stavolta Martina, «non si fa senza di noi».

Anche l’ex sindaco è per il Mattarellum. E il Movimento democratici progressisti che per metà si ispira a lui e per l’altra metà a D’Alema e Bersani. In platea ci sono Enrico Rossi, Roberto Speranza, Antonio Laforgia e i deputati ex Sel, da Arturo Scotto a Marisa Nicchi a Lara Ricciatti e Alfredo D’Attorre. Il senatore Stefàno e il sindaco di Cagliari Zedda. Ci sono il vice di Zingaretti Massimiliano Smeriglio e Ciccio Ferrara, fra i primi a vedere in Pisapia la figura necessaria del federatore delle anime disperse della sinistra, da quella liberal a quella radical, nei territori e anche fuori dai circuiti della militanza ex Pci modello Ditta. Ci sono Gad Lerner, l’ex dc Bruno Tabacci e il Pd Franco Monaco. Sono venuti «ad ascoltare» il leader della Fiom Cgil Landini e quello della Fim Cisl Marco Bentivoglio. Qualche ex M5S. E pure una pattuglia di Sinistra Italiana capeggiata dal neosegretario Nicola Fratoianni, anche lui in posizione di «ascolto» ma critico (molto).

PISAPIA NON LASCIA SPAZIO A DUBBI, almeno stavolta. Si propone di fatto come l’anti Renzi. Senza alzare i toni, «con gentilezza», non gli fa sconti: «Non voglio fare polemica, oggi al Lingotto c’è una manifestazione dalla quale dobbiamo comprendere se chi si è accorto di avere sbagliato ha capito che oltre a fare autocritica bisogna anche svoltare», dice, «il primo erro