Al di là della candidatura in solitaria del Pc di Marco Rizzo, che presenta un operaio della Piaggio, Marco Casole, ma che a giudicare dai risultati locali delle ultime politiche non sembra avere troppe speranze di arrivare al 3% per entrare in consiglio comunale, sono i Diritti in Comune con Ciccio Auletta e la Sinistra Italiana con Simonetta Ghezzani i principali terminali di una sinistra pisana frammentata ma ancora molto vivace nel tessuto cittadino. Senza dimenticare che dalle file della vecchia Sel, con la lista Con Danti per Pisa in appoggio al candidato dem Serfogli, c’è Dario Danti, ex assessore della giunta Filippeschi e oggi portavoce di Campo progressista.

Nel programma di Sinistra Italiana, l’attenzione al sociale e le risposte da dare alle marginalità si accompagnano al contrasto di privatizzazioni ed «esternalizzazioni»: «Nei cinque anni passati in consiglio comunale – ha ricordato in proposito Ettore Bucci, dottorando alla Normale, facendo un bilancio del suo gruppo consiliare – ricordo in particolare la lunga battaglia, purtroppo vana, per mantenere pubblico l’aeroporto Galilei. Questo anche per difendere più efficacemente i lavoratori dai progetti della nuova proprietà di esternalizzare una parte dei servizi aeroportuali». In parallelo c’è la proposta di sperimentare, almeno per due anni, un «reddito di cittadinanza» su base comunale, a sostegno delle sacche di povertà esistenti anche in una città come Pisa.

Dal canto loro, i Diritti in Comune – sostenuti dalla civica Una città in Comune, da Rifondazione comunista e dal nodo pisano di Possibile – uniscono alle critiche all’amministrazione uscente, con Ciccio Auletta che è stato un’autentica spina nel fianco della giunta Filippeschi, l’affermazione di un municipalismo di sinistra già sperimentato, con successo, in altre città. Di qui la partecipazione, con Firenze (Firenze riparte a sinistra), Bologna (Coalizione civica), Siena (Sinistra per Siena), Massa, e una quarantina di altri municipi sparsi da un capo all’altro della penisola, alla Rete delle città in Comune, con un’agenda di impegni da prendere in caso di elezione nei consigli comunali o di vittoria nelle corse a sindaco. Sono venti punti di programma, che vanno dalla «re-internalizzazione» dei servizi, perseguibile anche secondo il principio «a parità di lavoro, parità di salario» fra gli addetti diretti e quelli esternalizzati e in appalto, al recupero del patrimonio pubblico, a Pisa è particolarmente ricco, bloccando i periodici piani di vendita degli immobili. Non manca poi la presa di posizione contro le derive securitarie, dai daspo urbani alla legge Minniti-Orlando, e un chiaro stop al consumo dei suolo.

I Diritti in Comune non hanno l’appoggio del nodo locale di Potere al Popolo, che a Pisa è organizzato in gran parte intorno all’area Eurostop, e che ha deciso di non dare indicazioni di voto alle comunali.

È invece arrivato l’appoggio del sindaco Luigi De Magistris, la cui esperienza a Napoli ha molti punti di contatto con il municipalismo delle Rete delle città in Comune, a partire dal coinvolgimento delle periferie nella costruzione di un programma amministrativo di governo. Le stesse coordinate che hanno portato alla Stazione Leopolda la catalana Marta Junqué, esponente di quella Barcelona in Comune che ha reso possibile l’elezione a sorpresa della sindaca Ada Colau.