La sveglia a Zaporizhzhia è suonata ieri alle 6:50 in punto. Un attacco missilistico ha colpito la città dell’Ucraina sud-occidentale: due missili si sono schiantati nel distretto industriale di Zaporizhzhia, nelle vicinanze di una fabbrica d’alluminio, un terzo è esploso in cielo prima di centrare il bersaglio. Il bilancio, secondo le autorità ucraine, è di almeno un morto e un ferito, mentre la fabbrica ha riportato gravi danni alle infrastrutture.

I MISSILI, HA SPIEGATO in giornata l’azienda nucleare statale Energoatom, Petro Kotin, avrebbero volato a bassa quota sopra la centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa, a Energodar. L’impianto è sotto il controllo dei russi dal 4 marzo che, stando a quanto riferisce la società ucraina, avrebbero trasformato la centrale in una sorta di base militare.
«Il sorvolo di missili a bassa quota proprio sopra il sito della centrale dove si trovano sette impianti nucleari, comporta rischi enormi» ha avvertito il ceo di Energoatom, Petro Kotin, che ha accusato la Russia di esporre «il mondo al pericolo di una nuova catastrofe nucleare».

PAROLE CHE HANNO FATTO ripiombare Zaporizhzhia nell’incubo nucleare proprio nel giorno del 36mo anniversario della tragedia di Chernobyl. Tragedia evocata nella reazione dell’Alto rappresentante per l’Ue, Josep Borrell. «Nel 1986 abbiamo visto a Chernobyl uno dei più orribili incidenti nucleari della storia. Oggi l’aggressione della Russia in Ucraina mette in pericolo la sicurezza nucleare» ha detto il capo della diplomazia europea che ha lanciato un appello a Mosca affinché restituisca «il controllo della centrale di Zaporizhzhia» e si astenga «da qualsiasi azione contro gli impianti nucleari». Dal Cremlino, invece, nessuna reazione finora.

«È difficile interpretare le intenzioni dei russi» ha spiegato al manifesto il direttore del dipartimento informazioni dell’Oblast di Zaporizhzhia, Vladimir Marchuk. «I missili non hanno colpito degli obiettivi strategici, non si capisce se gli invasori vogliano terrorizzare la popolazione o semplicemente abbiano mancato il bersaglio».

NEL TARDO POMERIGGIO un altro missile russo sarebbe stato intercettato e abbattuto ad una trentina di chilometri da Zaporizhzhia, nel villaggio di Spasivka. Da giorni Zaporizhzhia, città a 30km a nord dalla linea del fronte, è nel mirino dell’Orso. Più di metà dell’Oblast è occupata dai russi, ad est, nel Donbass, infuriano i combattimenti.

La settimana scorsa era stata presa di mira Chortycja, due missili avevano colpito l’isola più estesa del fiume Dnipro, che galleggia al centro della città cosacca. Secondo fonti ucraine, poi l’esercito russo avrebbe ammassato uomini ed equipaggiamenti sulla linea del fronte, nei villaggi di Velyka Novosilka, Novodarivka e Malynivka, tentando l’avanzata verso la città.

L’ATTACCO insomma era nell’aria. Secondo Marchuk non c’è da temere «la linea del fronte è stabile, i russi non stanno avanzando verso nord». Eppure in città si respira un’aria di calma apparente. C’è chi, come Oleksandr, afferma sprezzante del pericolo che i russi non riusciranno mai ad arrivare qui, a Zaporizhzhia. «La città è blindata, soprattutto a sud – racconta – e poi siamo armati abbastanza da resistere e farli scappare via».

Serghey, scappato da Donetsk, invece, rivive l’incubo della guerra scoppiata nel 2014. «Queste cose le ho già viste, so di cosa sono capaci i russi – spiega Serghey -. Non so cosa aspettarmi, ma credo che ci sia il 50% delle possibilità che riescano ad occupare Zaporizhzhia. Poi sarà l’inferno».