Rush finale per la lunghissima vertenza che riguarda le Acciaierie di Piombino. E’ in corso da giorni al Mise un tavolo con il presidente toscano Enrico Rossi, il ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda, e i rappresentanti sia del gruppo Cevital dell’algerino Issad Rebrab, attuale proprietario, che del gruppo indiano Jsw Sajjan Jindal, interessato all’acquisto dello stabilimento. Il prezzo della compravendita è stato fissato in circa 60-70 milioni di euro, ma sono rimasti da discutere alcuni aspetti legati all’operazione, in particolare relativi alla logistica e all’ambiente. Sul primo punto Jindal, all’esordio nel mercato europeo dell’acciaio, ha segnalato la necessità di avere a disposizione più banchina possibile nel porto di Piombino, insieme a una concessione di lungo periodo. L’argomento è strettamente legato al primo obiettivo del gruppo indiano, la cui priorità nell’immediato è quella di riavviare il lavoro nei tre laminatoi delle Acciaierie. Di questi, solo il treno rotaie è andato avanti, sia pure a singhiozzo, mentre l’attività del treno barre e del treno vergella è rimasta ferma. Per questo motivo Jindal si prepara a inviare in Toscana i semilavorati, dai blumi alle billette per la vergella. Di grande importanza, naturalmente, anche il tema occupazionale: secondo i piani fin qui resi noti, a regime le Acciaierie targate Jindal darebbero lavoro a poco più di 1.500 addetti diretti, 700 in meno degli attuali dipendenti della Cevital. C’è la previsione, da qui al 2021, del pensionamento di circa 3-400 lavoratori, però ne restano sul filo altrettanti. Per giunta gli attuali contratti di solidarietà sono rinnovabili solo fino a giugno del 2019. “La trattativa prosegue perché ci sono punti che devono ancora essere definiti – ha spiegato il presidente toscano Enrico Rossi – la nostra valutazione è positiva, ma ci sono aspetti contrattuali rispetto ai quali l’intesa deve essere ulteriormente perfezionata”. Da Piombino, il Coordinamento Art. 1 – Camping Cig avverte: “Il ministro Calenda aveva promesso che sarebbe venuto qui a presentare il piano industriale prima di approvare la cessione dello stabilimento. La promessa deve essere mantenuta, da Calenda o dal suo imminente successore. Lavoratori, cittadini e istituzioni locali devono poter ‘vedere le carte’, esaminare il piano industriale, esprimersi e pesare sulle scelte dei propri destini”.