La destra a festeggiare sulla meravigliosa terrazza sul mare di piazza Bovio? All’alba del nuovo secolo un’immagine del genere era a dir poco impensabile, oggi i sondaggi dicono che è più di una possibilità. Per la nobile Piombino, per quella che era “la città dell’acciaio”, sarebbe l’ennesimo choc. Ma a guardare all’interno di una società sempre più vulnerabile, impoverita, frantumata nelle sue antiche certezze e con una fortissima emigrazione giovanile, è forte la sensazione di una possibile controrivoluzione.

Una controrivoluzione che porta il nome di Francesco Ferrari, consigliere uscente di Fdi, che ai suoi classici sodali Lega e Fi unisce tre liste civiche che fanno capire molte cose: “Ferrari sindaco” guidata da Giuliano Parodi, sindaco uscente di Suvereto e fino a qualche anno fa iscritto Prc; “Ascolta Piombino” di Riccardo Gelichi, ex segretario di sezione Pd; “Lavoro&Ambiente” di Carla Bezzini, un tempo extraparlamentare di sinistra e più recentemente in Sel.

Sono realtà che hanno scelto sulla base del detto “il nemico del mio nemico è mio amico”. E il nemico per loro è il Pd, anche al di là dei suoi, innegabili, giganteschi demeriti. Colpe ormai storiche, come quella di aver pensato a un certo punto che le fabbriche, l’Acciaieria in testa, fossero un corpo estraneo a una città che doveva invece volgersi al turismo e al terziario, con la conseguente rottura di un blocco sociale che era stato forgiato assieme all’acciao. Colpe più recenti, come la decisione dei governi Letta-Renzi di spegnere l’altoforno, cuore malandato ma ancora pulsante di una città nella città che, ai tempi d’oro dei ’70, dava lavoro a più di 10mila operai, e faceva di Piombino una delle città più prospere della Toscana.

Alla complicatissima reindustrializzazione, che porta il nome del colosso Jindal ma che richiederà anni fra tanti punti interrogativi – dal rebus della nuova “area a caldo”, all’effettiva volontà di dare lavoro a tutti i 3.000 lavoratori diretti e dell’indotto superstiti e oggi in gran parte cassintegrati o disoccupati – si è aggiunta la crisi di identità di un Pd lacerato al suo interno, litigioso anche nella scelta della candidata Anna Tempestini, che pure con la sua personalità ha conquistato l’appoggio di “Futuro a sinistra” con l’ex sindacalista Fiom Luciano Gabrielli e l’assessora uscente Paola Pellegrini, e da un’altra lista civica (Con Anna per Piombino).

Saranno della partita anche i Cinque Stelle con il capogruppo uscente Daniele Pasquinelli, la lista civica Spirito Libero dell’ex vicesindaco Stefano Ferrini, e l’indomita Rifondazione Comunista piombinese con il consigliere uscente Fabrizio Callaioli. Una Rifondazione che, in solitaria, ha inutilmente messo in guardia negli ultimi anni dal pericolo di considerare la siderurgia come “un” problema, e non “il” problema di Piombino. Con risultati oggi sotto gli occhi di tutti, visto che la destra attacca a testa bassa sulle doverose bonifiche industriali, sui necessari impianti di trattamento organico dei rifiuti, sulla mobilità, e chi più ne ha più ne metta.

Facendo sognare i suoi elettori di diventare un’Isola d’Elba. E fingendo di dimenticare cosa avesse portato Piombino ad essere una città operaia, ricca e felice. E con un mare spettacoloso che, questo sì, non ha nulla da invidiare alle coste elbane.