Ben Wheatley è autore che naviga da sempre nel cinema di genere, tra pallottole, sparatorie, inganni, ferimenti e delitti, con un tocco d’ironia che talvolta sfocia nella comicità demenziale. Con Free Fire, scritto insieme alla collaboratrice abituale Amy Jump, continua a raccontare gli eccessi della vita violenta, di esistenze che dimenticano le intenzioni di partenza e annegano nel sangue senza un vero perché.

La scena dell’azione è molto elementare. Un edificio di Boston negli anni ’70, dentro il quale dei venditori d’armi statunitensi, capeggiati da un sudafricano, incontrano dei compratori irlandesi. Si tratta di scambiare un carico di fucili per una valigetta piena di soldi. L’aria è tesa, il testosterone elevato, ma non vi sono motivi per dubitare che le cose non andranno come pianificato. E invece, un episodio di violenza ai danni di una ragazza, innesca una sparatoria senza fine, per quasi tutto il film. Una specie di performance, quasi si trattasse di una videoinstallazione che va in loop.