L’«emergenza lavoro» ieri non ha riguardato per niente il coronavirus. In una sola giornata è arrivata notizia dell’avvio della procedura di licenziamento collettivo per tutti 1.550 dipendenti della compagnia aerea Air Italy, per 764 lavoratori delle installazioni telefoniche di Sirti, per 135 addetti degli ipermercati Conad dell’Abruzzo, anticipazione dei 3mila possibili in tutta Italia per l’acquisizione di Auchan.
Se per Air Italy la decisione della compagnia in liquidazione era «un passaggio obbligato atteso» – «chiederemo un esame congiunto per derubricare la procedura, che non è ancora formalmente aperta, dice Arnaldo Boeddu, segretario regionale della Filt, «l’obiettivo è guadagnare tempo per assicurare un reddito ai lavoratori e cercare soluzioni alternative alla liquidazione con l’ingresso di nuovi partner» – inattesa la forzatura di Sirti: «a un anno dall’accordo che prevedeva l’utilizzo del contratto di solidarietà, la rinuncia ai licenziamenti e la tutela dei posti di lavoro e ad un mese dalla richiesta di incontro urgente per il settore al ministro Patuanelli che non ha avuto riscontro», denunciano Fiom e Fim.
A questi vanno aggiunte le 4mila lavoratrici delle pulizie nelle scuole che da ieri sono senza lavoro né ammortizzatori sociali perché escluse dalla internalizzazione che ne ha fatto assumere solo 11mila su circa 16mila dallo stato per tramite dei singoli dirigenti scolastici, di cui 4.500 a tempo parziale e metà stipendio, senza ragioni plausibili.
Il tutto senza far menzione degli 11mila lavoratori Arcelor Mittal in Italia (8.500 a Taranto) che attendono la scadenza del 6 marzo per sapere se il gigante indiano bloccherà il recesso dal contratto con il governo. E i quasi 11mila di Alitalia alle prese con un commissariamento senza fine da due anni che ha portato giovedì all’aumento da 1.500 a quasi 4mila quelli in cassa integrazione.
Una epidemia di licenziamenti che ha portato Cgil, Cisl e Uil a chiedere di affrontare la crisi «in modo sistemico», a prescindere dall’emergenza coronavirus, seppur partendo dalla richiesta di assunzioni immediate nella sanità.
Accolti al Nazareno dallo stato maggiore del Pd – a partire dal segretario Nicola Zingaretti per passare al ministro dell’Economia e neo deputato Roberto Gualtieri – i tre segretari generali dei sindacati confederali hanno chiesto di «provvedimenti strutturali» in vista dell’incontro di domani a palazzo Chigi con il presidente del consiglio Giuseppe Conte sul nuovo decreto da 3,6 miliardi per contrastare gli effetti del coronavirus.
«La discussione è partita dall’emergenza coronavirus – ha spiegato il segretario generale Cgil Maurizio Landini – . ma il tema è non ragionare in una logica di emergenza, ma capire come si utilizza anche quello che sta succedendo per affrontare i problemi del paese. Il sistema sanitario va ulteriormente potenziato e mercoledì all’incontro con il governo chiederemo assunzioni strutturali, così come bisogna pensare agli investimenti in modo strutturale. Serve inoltre un intervento che estenda gli ammortizzatori sociali». «Bisogna rafforzare il sistema sanitario e allo stesso tempo gli investimenti per rilanciare la crescita. L’Europa deve stanziare risorse adeguate, bisogna sbloccare le infrastrutture e far partire i cantieri, visto che ci sono 100 miliardi di risorse bloccate, e dare sostegno alle imprese e al reddito di tutti i lavoratori che dovessero averne bisogno», ha commentato all’uscita la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan.
«Mettere a disposizione quante più risorse è possibile per affrontare, anche dal punto di vista economico, una vicenda sanitaria, quella del coronavirus, che sta avendo risvolti negativi. Bisognerà chiedere all’Europa che le risorse utilizzate siano al di fuori del Patto di stabilità», ha sottolineato il segretario generale della Uil Carmelo Barbagallo.