I re della sceneggiata era due, Mario Merola e Pino Mauro. Si contendevano la scena anche negli States. C’erano i circoli e le pizzerie di Little Italy ma c’era anche il Madison Square Garden per Pino Mauro, le notti al Copacabana con Tom Jones, l’invito a casa di Frank Sinatra, Francis Ford Coppola lo voleva come attore ne Il Padrino. È nel gotha della canzone fino all’arresto nel 1982. Una vita epica, «da film western» l’ha definita Marco Giusti, raccontata nel libro La sfida. Storia del re della sceneggiata di Riccardo Rosa (Monitor, 13 euro, 162 pagine).

«Sono andato a casa sua per un anno – racconta l’autore -, all’inizio ho pensato di scrivere una biografia, poi una sorta di lunga intervista. Ho buttato via tutto e ho ricominciato quando ho trovato la chiave giusta».

Un romanzo diviso in quadri, come un film o un’opera teatrale, tra Napoli, Milano e gli Usa, ascesa e dannazione di un ragazzo quindicenne che da Villaricca, terra del grande Sergio Bruni, esplode sulla scena musicale. Il maestro Giuseppe Cioffi (autore di capolavori come Na sera e’ maggio) lo sceglie come interprete. Si procura un documento falso e frequenta i bordelli dei Quartieri spagnoli: alle prostitute piacciono le sue canzoni d’amore, lui ascolta le loro storie.

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Di giorno, con musicisti e produttori, si sistema nel negozio di dischi di Porta Capuana per sentire cosa chiedono i clienti. Negli scaffali c’è il suo 45 giri L’offesa ma la gente chiede «Tenete A’ sfida?». Si sono convinti che si chiami così, A’ sfida. In un solo giorno si riuniscono: Tony Iglio è un sassofonista jazz, uno dei più bravi in Italia, Antonio Moxedano scrive i testi, l’intro è alla Morricone, per raccontare una storia di camorra, corna e inciuci, una vendetta in musica che riproduce in versi il delitto Ferrigno, che riempiva i quotidiani napoletani in quei giorni. Così nasce A’ Sfida, dando voce ai vicoli: «Il Festival di Napoli lanciava cantanti e hit da classifica, ma con l’andare degli anni – ricorda Pino Mauro – la situazione era degenerate. I 45 giri non vendevano, gli autori cedevano per soldi i testi ad assessori, giudici, avvocati che volevano vedere il proprio cognome sul vinile. La canzone classica stava finendo e allora ho deciso di ispirarmi alla cronaca».

È il re della canzone e il re della sceneggiata. Al Teatro 2000 tre spettacoli al giorno più l’intermezzo di varietà con almeno setto, otto brani. Si comincia alle undici di mattina, il pubblico entra a ciclo continuo, la trama è semplice: «Isso, essa e o’ malamente» (lui, lei e il cattivo) ma al fondo c’è anche una irriducibile antitesi tra giustizia e legge, tanto da attirare personaggi come Carmelo Bene (amico di Pino Mauro) e Gian Maria Volontè. Dal teatro napoletano La Perla, Pino Mauro porta nel 1973 Ammore e gelusia su Rai 2, con lui Rosalia Maggio, Annamaria Ackerman, Luciano Rondinella, Pietro De Vico. Arnoldo Foà presenta lo spettacolo. Al cinema nel 1977 arriva Onore e guapparia, diretto da Tiziano Longo.

Nel 1982 lo arrestano. Carcere preventivo per due anni prima di dirgli: «Ci scusi, ci siamo sbagliati». Dopo l’Ucciardone, non lo chiama più nessuno. Nel 2000 Roberto De Simone lo vuole nell’Opera buffa del giovedì santo, doveva essere la consacrazione e invece è di nuovo carcere per 15 giorni: un pentito lo tira in ballo nel traffico di droga e poi ritratta. Di nuovo «Ci scusi, abbiamo sbagliato» ma il debutto è passato e al suo posto c’era Sal Da Vinci.