«In Piemonte l’aborto farmacologico si potrà effettuare solo negli ospedali». Dopo settimane di polemiche contro le linee guida sulla pillola Ru486 varate in agosto dal ministro della salute Roberto Speranza, la giunta regionale di centrodestra guidata da Alberto Cirio ha varato una «circolare di indirizzo» destinata alle Asl che vieta l’aborto farmacologico direttamente nei consultori.

Si lascia quindi ai ginecologi e ai direttori sanitari la possibilità di valutare se optare per il day hospital (come previsto dal governo) o per altre modalità di ricovero (l’assessore di Fratelli d’Italia Maurizio Marrone-che ha voluto la circolare- spingeva per 3 giorni di ricovero). La circolare, infine, attiva sportelli informativi all’interno degli ospedali per le associazioni antiabortiste. Il loro ruolo, puntualizza la Regione, dovrebbe essere di informazione e sostegno alla «maternità difficile» e non un’occasione di proselitismo.

Ipotesi che non convince la deputata Pd Chiara Gribaudo: « È gravissimo il passo indietro sulla Ru486. La circolare decisa dall’assessore di Fratelli d’Italia mette i consultori in mano alle associazioni anti-abortiste e obbliga le donne a recarsi in ospedale solo per ricevere una pillola. Un atto grave contro la libertà di scelta garantita dalla legge 194 e che va in diretto contrasto agli indirizzi del ministero della Salute». «Presenterò un’interrogazione parlamentare contro quest’ingiustizia», spiega Gribaudo. «Rifiutarsi di seguire delle linee guida ministeriali per seguire delle posizioni ideologiche è gravissimo», rincarano le parlamentari del M5S Elisa Pirro e Susy Matrisciano .

«Ora altre regioni seguano il nostro esempio», dice soddisfatto l’assessore Marrone, seguito dalla senatrice di Fdi Isabella Rauti: «Basta con l’aborto “fai da te” voluto dal governo». Il ginecologo torinese Silvio Viale ridimensiona la “vittoria” della destra: «Sul day hospital hanno ascoltato noi, e i consultori non hanno mai praticato aborti. Quindi cambia poco».

A Roma i legali dell’associazione «Differenza Donna» hanno presentato ieri un esposto in procura per denunciare le decine di tombe di feti con i nomi delle donne al cimitero Flaminio. Toccherà ora ai pm di piazzale Clodio individuare un profilo penale per quanto accaduto e individuare i responsabili. Nell’esposto si ipotizzano vari reati tra cui la violazione dei diritti fondamentali della donna, della legge 194 e la violazione degli obblighi di servizio pubblico. Ama, che si occupa dei servizi cimiteriali, ribadisce che «le operazioni di sepoltura si svolgono nel pieno rispetto della normativa». «Ama non ha alcuna interlocuzione con le pazienti, né contatti o riferimenti che in quanto dati sensibili sono custoditi dalle strutture sanitarie, ed è mera esecutrice di quanto richiesto dai presidi sanitari».