Il cavallo è stremato e si rifiuta di bere: la crescita nel secondo trimestre del 2016 (aprile-giugno) è zero anche se ieri l’Istat ha rivisto al rialzo la stima di crescita del Pil del secondo trimestre 2016 rispetto al secondo trimestre 2015. In base ai nuovi calcoli, la crescita acquisita per il 2016 è salita allo 0,7 per cento (era stimata allo 0,6). Sull’anno il Pil è allo 0,8% e non allo 0,7% indicato in via preliminare il 12 agosto scorso. La revisione al rialzo non è tuttavia bastata a far scattare il segno più nella variazione congiunturale. In euro il Pil è salito rispetto alle stime diffuse il 12 agosto scorso di 213 milioni: passando da 389,022 miliardi a 389,235 miliardi. L’Istat ha ritoccato anche il livello del Pil relativo al primo trimestre, la base per calcolare la crescita (da 388,988 miliardi a 389,147 miliardi). Il guadagno ha assottigliato il margine di aumento registrato nel secondo trimestre. A questi calcoli è appeso il governo: ogni variazione millesimale è un colpo al cuore. Solo ad aprile aveva previsto nel Def la crescita all’1,2 per cento del Pil, ora è allo 0,8 come nel 2015. E c’è una cattiva notizia: con questo ritmo la crescita dell’1,4% preventivata per il 2017 sarà una chimera. Le previsioni del governo sono tutte sbagliate, la sua corsa sta finendo in una palude.

Nelle ultime tre settimane, tra palazzo Chigi e viale XX settembre, c’è stata la danza del decimale per allontanare questo spettro. Il ritmo è stato così indiavolato che martedì 30 agosto dal ministero dell’economia hanno anticipato di 72 ore la stima dell’Istat. Stima che di solito resta segreta fino alle 10 del giorno in cui viene comunicata. L’impazienza, per non dire il nervosismo, del governo sono arrivati al punto da prevedere una crescita di segno positivo nel secondo trimestre capace di raggiungere l’agognato 1% sul Pil annuo. Nelle slide presentate da Renzi tre giorni fa per illustrare i risultati dei suoi primi 30 mesi compariva una crescita all’1%, immancabile. Aneddoti che vanno oggi ricordati come un tentativo di ipnotizzare la realtà. I dannati fatti economici continuano a non rispondere al premier. Un tempo Renzi aveva la passione per l’ornitologia fantastica. Ieri ha lasciato in pace i gufi e ha parlato di ciclisti che si rialzano in coda al gruppo che corre verso il nulla.

Le previsioni del Mef sono state smentite dall’Istat e la crescita non allieterà gli spiriti a Natale. Il saltino dello 0,1% è dovuto all’aumento congiunturale del fatturato dell’agricoltura e dei servizi. Quest’ultimo è stato evocato dallo stesso Renzi per dare una ragione al suo slide-show. Purtroppo c’è stata una controspinta: i servizi finanziari e assicurativi si sono mossi in direzione opposta a quella auspicata sia a livello congiunturale, -0,6%, che annuo, -1,8%. La flessione ha sminuito l’apporto dovuto dai servizi vagheggiato dal Mef il 30 agosto. Ancora più chiari i dati sui consumi fermi e il calo degli investimenti. Nel secondo trimestre 2016 si sono registrati contributi nulli per i consumi delle famiglie e delle istituzioni sociali private e per gli investimenti fissi lordi e un contributo negativo (-0,1 punti percentuali) per la spesa della pubblica amministrazione. Variazioni negative ci sono state anche nell’industria in senso stretto (-0,8%) e nel settore degli altri servizi (-0,1%). Gli investimenti delle imprese «in macchinari, attrezzature e prodotti vari» sono diminuiti nel secondo trimestre 2016 dello 0,8% rispetto al trimestre precedente e dello 0,3% rispetto allo stesso periodo del 2015. Gli investimenti in costruzioni sono fermi su base congiunturale e aumentano dell’1,2% su base tendenziale. Nel complesso gli investimenti fissi lordi sono diminuiti dello 0,3% rispetto al primo trimestre e sono aumentati del 2,1% rispetto al secondo trimestre 2015.

Dal Forum Ambrosetti a Cernobbio ieri Renzi ha riscoperto Mao e la rivoluzione cinese: «L’Italia prosegue la sua lunga marcia. Il fatto che il Pil italiano vada meglio degli altri anni è un dato di fatto – ha detto Renzi – Andare meglio non significa andare bene». Anche perché chi vuole fare meglio, spesso fa peggio: un detto che si adatta a questo esecutivo. «La crescita c’è, anche se è debole» ha detto Padoan che si è impegnato a usare le risorse «in modo selettivo», a sostenere «gli investimenti e la produttività», «con un occhio alle esigenze dei pensionati». Reazioni surreali per le opposizioni, ieri scatenate: «#RenziValeZero, come la crescita del Pil» ha scritto in un tweet Beppe Grillo che deve far dimenticare il caos romano. «A ottobre gli italiani subiranno una Legge di Stabilità lacrime e sangue per tappare i buchi di Renzi» sostiene Brunetta (Forza Italia). «Economia ferma, governo immobile» sostiene Scotto (Sinistra Italiana). Ma anche la surrealtà avrà un ruolo da oggi fino all’autunno: in ballo c’è la nuova flessibilità da ottenere a Bruxelles e la necessità di sembrare normali nel paese in cui i cavalli non bevono.