Diventa sempre più alta la probabilità che la legge urbanistica della Sardegna, al momento in discussione in commissione, arrivi nell’aula del consiglio regionale prima dell’estate. Dopo le polemiche dei mesi scorsi la maggioranza di centrosinistra guidata da Francesco Pigliaru ha deciso di cancellare dal testo della legge l’articolo più contestato dagli ambientalisti e più pericoloso, il numero 43, in base al quale veniva concessa la possibilità di realizzare «progetti ecosostenibili di grande interesse sociale ed economico» in aree attualmente protette dal Piano paesaggistico regionale (Ppr) approvato nel 2006 dalla giunta Soru, che impedisce ogni costruzione nella fascia dei trecento metri dal mare. Se approvato, l’articolo 43 avrebbe consentito a grandi gruppi nazionali e internazionali di realizzare progetti di insediamento turistico – prevalentemente alberghi ma anche villaggi – in zone vergini dal punto di vista paesaggistico e attualmente protette dal Ppr. Un meccanismo di deroga rispetto alle norme del Piano paesaggistico contro il quale era insorto tutto il fronte ambientalista, sardo e nazionale, ma anche una parte della maggioranza guidata da Pigliaru. In particolare, dentro il Pd Renato Soru si era spinto ad annunciare un suo voto contrario se nel testo presentato in consiglio fosse rimasto l’articolo 43. Che ora invece sparisce, insieme con un’altra parte del testo originario della legge particolarmente insidiosa per gli equilibri ambientali delle coste sarde, l’allegato 4 sui criteri di calcolo delle cubature comune per comune, che ricalcava vecchie norme degli anni Novanta superate dal Ppr e che avrebbe consentito a molti centri dell’isola di superare le soglie fissate dalle attuali norme di tutela.

Resta invece, nel testo che approderà in consiglio, un altro articolo contestato dagli ambientalisti, il numero 21, che autorizza incrementi volumetrici fino al 25 per cento per gli alberghi già presenti nella fascia dei trecento metri dal mare. La giunta regionale giustifica questa misura con «la necessità di adeguare molti alberghi – dice l’assessore all’urbanistica Cristiano Erriu – alle esigenze del mercato internazionale del turismo, che più che nuove camere richiede servizi, come piscine, solarium, sale benessere». Gli ambientalisti replicano che molti alberghi entro i trecento metri sono già molto grandi e che quindi un aumento delle volumetrie del 25 per cento creerebbe veri e propri ecomostri. Inoltre, molte delle strutture che beneficerebbero dell’articolo 21 hanno già approfittato negli anni scorsi di una sorta di versione sarda della “legge sulla casa” di berlusconiana memoria approntata dalla giunta di centrodestra guidata da Ugo Cappellacci, che ha governato l’isola dal 2009 al 2014. Camere in più ne sono state costruite già tante.

Resta quindi molto duro, nonostante il ritiro dell’articolo 43 e dell’allegato 4, il giudizio degli ambientalisti. «La nuova legge urbanistica – accusa il presidente regionale di Italia Nostra, Graziano Bullegas – è un provvedimento improntato a garantire, attraverso l’articolo 21, il massimo dell’utile in termini di cubature e a considerare il territorio merce di scambio piuttosto che bene comune da preservare. Di fatto serve a svuotare il Piano paesaggistico regionale. E’ sconcertante poi la risposta che la legge urbanistica dà al fenomeno del consumo di suolo: fino al 10% delle superfici già urbanizzate, incrementabile. Scelta in controtendenza rispetto agli indirizzi urbanistici europei». Per Italia Nostra la legge resta pericolosa: «Se approvata riporterà la Sardegna all’edificazione selvaggia e incontrollata».

«Prima di portare il testo della legge in consiglio – replica Francesco Pigliaru – avvieremo, a partire dal 27 aprile, una fase di consultazione di base in tutti i territori dell’isola, attraverso una serie di dibattiti pubblici. Molti nella mia maggioranza dicono che bisogna approvare la legge comunque; io sostengo che bisogna approvarla solo se si raggiunge una sintesi alta, che salvaguardi l’ambiente e nello stesso tempo renda più facile l’adozione dei piani urbanistici da parte dei comuni, oggi bloccati quasi dappertutto».