E’ reduce dalla partecipazione a uno spot pubblicitario spagnolo per la birra San Miguel nel quale accompagna le immagini con

la sua interpretazione di Comme facette mammeta. Pietra Montecorvino non è nuova a incursioni internazionali, ma quest’esperienza forse è il segno che per lei si sta rafforzando il suo feeling con i Sud del mondo. E’ un messaggio che già nei primi anni ’80 la giovane Barbara D’Alessandro (questo il suo vero nome) all’esordio come cantante-attrice nel film di Renzo Arbore F.F. S.S., lanciava con il brano Sud (“nuje simme ro’ Sud”). Questa selvaggia e rocciosa (non a caso lo pseudonimo Pietra) bellezza mediterranea irrompeva sullo scenario artistico napoletano per stravolgere il già fragile equilibrio della tradizione melodica partenopea per rileggerla, rivisitarla, farne esplodere le contraddizioni, tirarne fuori le potenzialità sovversive. E da allora Pietra con la collaborazione fondamentale di Eugenio Bennato, ex compagno e padre dei suoi due figli, ha fatto un percorso di interprete musicale, cinematografica e teatrale di rara coerenza, ha compiuto un folle e originale viaggio nella canzone napoletana classica, moderna e etnica con il piglio e la grinta della ribelle, della non-riconciliata, di un’artista che non ha mai inseguito lo star system e la sovraesposizione mediatica a tutti i costi, non ha mai ammiccato alla world music, non ha mai flirtato con le contaminazioni etniche da esportazione, con la consapevolezza di possedere una straordinaria voce blues dalle sonorità aspre capace di disegnare diagrammi significanti che trascendono i confini della musica napoletana. E ora Pietra è arrivata con la saggezza della maturità a dare voce al suo eclettismo artistico, alla sua poliedricità espressiva: non solo cantante e attrice, ma anche pittrice e scrittrice. Ed è uscito da poco il suo primo libro intitolato Malamusik (Clean Edizioni, pp.108, euro 25) con allegato il dvd di un estratto dell’omonimo spettacolo ideato da lei alcuni anni fa per ripercorrere con gli arrangiamenti musicali di Bennato la produzione classica da Lusingame a Indifferentemente, da Malafemmena a Nu jeans e na maglietta, da Carmela a Comme facette mammeta, da Addo’ sta Zazà a ‘O surdato ‘nnammurato.

Hai preferito dare anche al libro il titolo dello spettacolo per sottolineare che la tua voce, la tua musica sono tutt’uno con il tuo pensiero?

Si, è esattamente così

Il libro è strutturato in 13 capitoli tematici, riflessioni su argomenti vari, e tre racconti. La scrittura è chiara, immediata, viscerale. Sono appunti che hai preso nel tempo, pensieri che vagano e poi li hai messi in forma o a un certo punto hai deciso di metterti a scrivere e ti sei concentrata? Scrivi di getto come ti portano il cuore e la mente o hai un tuo metodo e organizzi il materiale? Anche se poi tu hai sempre scritto per la musica o no?

 

Sicuramente è una scrittura passionale e quindi scritta di getto, ho pensato un progetto che valutava la mia anima e la mia esperienza artistica. Ho cercato di dare un senso ad entrambe. Così ho pensato di raccogliere un po’ di tutto quello che avevo sparso in giro per il mondo e racchiuderlo in questo libro, perché un domani potessi lasciare qualcosa di scritto, e soprattutto quale è la mia verità. Sono un’artista di nicchia perché il potere non desidera pensieri indipendenti e liberi, anche la musica ha un suo rigore, ma forse oggi, al di là dei network, i giovani ce l’hanno fatta ad imporsi senza leccare il culo a nessuno; così ho fatto io, e questo è il risultato della mia carriera, bella o brutta che sia.

I 13 temi trattati sono quelli che ti stanno più a cuore. Ma sono selezionati tra tanti altri? Per i racconti invece hai qualche riferimento letterario italiano o straniero? Qualche scrittore che ti ha influenzato?

I 13 argomenti trattati saranno i miei tredici comandamenti, quindi in qualche modo sono ispirati alla Bibbia. I racconti sono influenzati da Garcia Lorca, che non ho mai letto, ma che amo follemente (scherzo qualcuno l’ho letto come Ode a Salvador Dalì…mi piacerebbe tanto imparare questa formula così complessa di trasmissione conoscitiva, a me ancora quasi sconosciuta).

Non sempre, ma spesso nel mondo dello spettacolo è diventata prassi che un o una cantante, un attore o un’attrice all’apice del successo scriva un’autobiografia, un romanzo o qualcos’altro, complice la grande editoria che fiuta il business. Naturalmente non è il caso tuo. Il libro per te è una fase naturale del tuo percorso artistico o è una delle tante forme espressive di un’artista eclettica? In questo momento della tua carriera hai sentito l’esigenza di esprimerti anche attraverso la scrittura?

Si, è una delle tante espressioni dell’arte, infatti mi piace dipingere, creare, inventare dal nulla oggetti e pensieri.

Lo spettacolo “Malamusik” è nato nel 1996 ma lo hai portato sempre in giro o lo hai ripreso adesso? Cosa avete cambiato rispetto alla prima versione?

Per un lungo periodo l’abbiamo sospeso e da qualche anno l’abbiamo ripreso. Ora è una formula diversa, prima erano solo canzoni dei neomelodici, oggi è tutta la mia carriera, che ha attraversato anche la mia Malamusik.

Si può dire che con “Malamusik” hai trovato il più felice equilibrio artistico tra la cantante e l’attrice?

Si, perché faccio quello che voglio in scena e non ho limiti, porto il pubblico dove voglio.

Nel libro sono riprodotti anche sette dei tuoi quadri, lo stile oscilla tra il naif, il fauvismo, l’espressionismo. Qual’è il tuo rapporto con la pittura? Anche in questo caso ci sono maestri che ti hanno influenzato?

Si, Kandinskij ma soprattutto la pop art, amo ogni tipo di artista, basta che sia originale. La mia pittura è una forma di yoga, sono ore di silenzi trasferiti su tela. Alcuni miei quadri sono esposti in una mostra collettiva in corso in una galleria di Capri e forse ad ottobre al Pan di Napoli sarà inaugurata la mia prima mostra.

In apertura del libro c’è una bellissima testimonianza di John Turturro nella quale naturalmente ti riconosci. Come è stata l’esperienza artistica con lui per “Passione” ? E cosa pensi dell’intera operazione?

Passione è un capolavoro. Il mio amico Turturro è stato capace di conoscere Napoli meglio di noi napoletani e renderla maestosa e misteriosa. Napoli è con lui ed ha apprezzato il suo lavoro. Io personalmente ho ritirato tre premi ai festival in giro per il mondo e Passione mi ha dato soddisfazioni per molte cose, hanno preso anche la mia canzone della colonna sonora del film per la pubblicità della San Miguel, famosa birra spagnola.

Da “F.F.S.S…” che ti lanciò hai fatto appena 5 film. Visto il tuo indubbio talento, avresti potuto fare di più. Sei tu che hai centellinato le partecipazioni e hai rifiutato proposte o è il cinema italiano che ti ha cercato poco?

Molti film li ho rifiutati, non mi appartenevano, qualcuno l’ho fatto, avrei voluto farne di più, ma vorrei interpretare personaggi che sento miei. Spero che questo accada, amo il cinema e la sua magia.

Però ora ti appresti a girarne uno. Di cosa si tratta?

Non posso dire molto perché io stessa ne so poco. Si tratta di una piccola produzione con il titolo provvisorio di Lo strappo, abbiamo girato alcune scene a Matera nelle quali c’è il mio personaggio, poi le riprese si sono bloccate, stanno cercando di risolvere alcuni problemi produttivi. Se tutto va bene riprenderemo dopo l’estate.

Hai interpretato sempre con grande intensità e personalità tanti brani originali e rivisitazioni della melodia classica napoletana. A quali spettacoli sei particolarmente legata? Quali sono per te i nuovi talenti maschili e femminili più interessanti?

Malanapoli e Italiana con la direzione artistica di Eugenio Bennato, che mi hanno dato la possibilità di girare il mondo. Altri album sono in progetto. Per quanto riguarda i nuovi talenti lascio ai posteri l’ardua sentenza.

C’ è qualche sogno nel cassetto, qualche progetto teatrale, cinematografico o musicale che coltivi da tempo e non riesci a realizzare?

Mi piacerebbe molto girare un film con Almadovar e cantare una canzone con Bob Dylan. .