Lunedì scorso i lavoratori di Gtt (Gruppo torinese trasporti) hanno incrociato le braccia contro la messa in vendita del 49% dell’azienda e del 100% della società parcheggi, recentemente scorporata dal gruppo. L’adesione, secondo i dati dei sindacati, è stata del 75%, la mobilitazione resta alta (i dipendenti sono in presidio permanente sotto Palazzo di Città) e attraversa anche la protesta degli studenti universitari. Il Comune di Torino perde i toc (i pezzi) si direbbe in piemontese. Non c’è stagione che venga, senza che l’amministrazione ceda una quota delle sue partecipate, un tempo fiore all’occhiello. La parola «privatizzazione» non è più un tabù. Il 49% di Amiat (igiene urbana) e il 28% di Sagat (aeroporto) se ne sono andati. E così l’80% di Trm, il termovalorizzatore del Gerbido, contro sabato cui sono scesi in strada comitati, cittadini e ambientalisti, preoccupati dai continui guasti durante il collaudo. Lo slogan è stato: «L’unico inceneritore sicuro è quello spento».

In questi due anni l’uscita dal patto di stabilità, nel 2012, e il rientro l’anno successivo, hanno monopolizzato il dibattito politico. Ora, la patata bollente passa a Gtt. L’azienda, a cui fanno capo bus, tram e metro, ha rischiato di finire sul mercato per l’80% delle proprie quote. Ma dopo la resistenza in consiglio comunale di Sel, che aveva minacciato di indire sulla questione un referendum, il sindaco Piero Fassino, a inizio ottobre, ha fatto retromarcia stabilendo di vendere solo il 49%, mantenendo così il controllo da parte dell’ente. Voci di corridoio vedrebbero Trenitalia come principale interessata all’acquisto.

Ma il primo a finire in vendita, al 100%, è il ramo parcheggi della Gtt, che detiene la gestione dei 48 mila stalli su suolo pubblico e 7500 posti in strutture coperte; 250 sono i lavoratori su oltre i 5 mila dipendenti del gruppo Gtt. Il bando di gara è stato pubblicato alla vigilia dello sciopero di lunedì, la base d’asta è di 33 milioni di euro, oltre al canone di concessione di 14 milioni annui da versare al Comune. I sindacati sono sul piede di guerra, temono che la privatizzazione porti servizi peggiori e tagli. Attorno alla protesta è nato un attivo comitato di lavoratori Park in movimento: «La scelta di fare cassa immediata – spiega Jessica Cusano, dipendente da 12 annidi Gtt – allo scopo di rimanere nel patto di stabilità, perdendo però il controllo del settore parcheggi (uno dei pochi in attivo tra le aziende pubbliche piemontesi, con utili di 2 milioni di euro nel 2012), è chiaramente quella di una politica a brevissimo termine. Copre falle di gestione a discapito del futuro e dell’occupazione».

Ha radici questa preoccupazione? Gli esempi di Firenze e Genova sono significativi: «Non solo si sono visti tagli al personale consistenti – sottolineano i membri del comitato Park in movimento – ma soprattutto si è verificata la riduzione degli stipendi di un terzo del salario. Come se non bastasse, ci sono calcoli attendibili che mostrano come l’azienda privata subentrante, per rifarsi dell’investimento in meno di dieci anni, sarebbe costretta ad aumentare le tariffe, il numero di strisce blu del 50%, riducendo i costi di gestione e probabilmente cercando di ricontrattare il canone da versare annualmente al Comune. Il disservizio alla cittadinanza è evidente». A Firenze, l’azienda che si occupa della mobilità dopo nemmeno un anno di gestione ha tagliato 200 posti di lavoro. «Tutto questo – concludono i lavoratori del comitato – è evitabile, anche alla luce della recente deroga ministeriale al patto di stabilità. Questa permetterebbe di non svendere un’azienda all’attivo come la nostra».

Sel che è stata colei che ha fatto cambiare idea a Fassino, interviene con il consigliere Marco Grimaldi: «Comprendo la protesta dei lavoratori dei trasporti, ma la scelta è stata frutto di una mediazione positiva. Se non ci fossimo opposti alla cessione dell’80% delle quote di Gtt trasporti il comune avrebbe perso completamente il controllo di un’azienda così importante». Grimaldi auspica la formazione di una grande società pubblica del trasporto con un partner industriale pubblico e l’aiuto del governo centrale. Un mese fa, i rapporti tra Sel e il sindaco erano ai minimi termini: «Spero sia finito il periodo orribile legato alle conseguenze dell’uscita dal patto di stabilità. Dopo un rimpasto in stile Prima repubblica, le condizioni sono un po’ migliorate, siamo riusciti a smuovere questioni nostre, dalle agevolazioni per le tariffe Tares per i cittadini in situazioni di disagio al fondo salva sfratto. Ma se non c’è un governo che si occupa di politica industriale e di reddito cittadinanza sarà difficile immaginare una città virtuosa di per sé».

La protesta non si placa, i lavoratori di Gtt hanno deciso di non abbandonare il presidio sotto il Comune. Domani, è in programma un flash mob in centro città.