Se fino al 30 marzo il Piemonte era la quarta regione italiana per numero di casi totali dietro al Veneto, oggi è la terza ma con l’incremento più alto fra tutte: i casi sono praticamente raddoppiati in 15 giorni da 8.712 a 17.690 (dati Protezione civile). E tutto ciò, nonostante continuino le lamentele da parte degli operatori sanitari sui mancati tamponi, uno dei talloni d’Achille della gestione regionale. Le vittime in Piemonte sono quasi duemila e, il numero dei decessi è progredito, ieri, di 93 persone secondo l’Unità di crisi regionale (101 per la Protezione civile).

La situazione è tuttora grave, ma soprattutto tesa con uno scambio d’accuse continuo tra Unità di crisi e medici-infermieri, maggioranza e opposizione. Il presidente del Comitato tecnico scientifico della Regione, Roberto Testi, ha denunciato «sparizioni» nelle richieste di tamponi e di presa in carico delle segnalazioni da parte dei medici di base, che però non ci stanno e con la Fimmg replicano: «Spettava al Sisp (Servizio igiene e sanità pubblica delle Asl, ndr) processare le richieste, ordinare la quarantena ed eseguire i test». La Regione, tramite l’assessore Luigi Icardi, ha chiesto all’Asl Città di Torino una relazione sulle comunicazioni dei medici di famiglia ai Servizi di igiene di pazienti con sintomi riconducibili al coronavirus che sarebbero andate perse: «Se ci sono delle responsabilità, verranno accertate».

A gettare benzina sul fuoco si era messo, poco prima, il capogruppo della Lega in Consiglio regionale, Alberto Preioni, che aveva accusato i medici di base di non essere sempre andati a casa dei pazienti. Omettendo, però, il fatto che il Piemonte è estremamente in ritardo nell’attivazione delle cosiddette Usca (Unità speciali di continuità assistenziale), che con dispositivi speciali di protezioni si sarebbero dovuti dedicare alla cura al domicilio. I parlamentari del Pd attaccano la giunta Cirio descrivendo una situazione «fuori controllo». Il M5s, con la capogruppo Francesca Frediani, chiede al governo di commissariare la sanità: «La giunta ha messo in piedi una Unità di crisi inadeguata. I dati del contagio nella nostra regione continuano a peggiorare a differenza di altre realtà».

La gestione piemontese era stata già attaccata dagli Ordini provinciali dei medici del Piemonte per un approccio «prevalentemente ospedaliero» dell’epidemia, che ha portato «un sovraccarico di lavoro e di impegno delle strutture e favorito il contagio del personale, dimenticando una indispensabile strategia complementare sul territorio».

E mentre la sindaca Chiara Appendino annuncia un monitoraggio nelle Rsa, proprio nelle case di riposo l’allarme è alto. Ieri, gli oss della Rsa Sant’Antonio di Carmagnola, estenuati, si sono rifiutati di entrare fino a quando non è arrivata un’equipe delle Molinette. La procura di Cuneo ha aperto un fascicolo sulla vicenda della casa di riposo di Villanova Mondovì, sgomberata lo scorso 30 marzo dopo alcuni decessi attribuiti al Coronavirus. L’ipotesi è epidemia colposa. Nuovi contagi, infine, nelle Rsa di Brandizzo, Cigliano, Grana e Roccavione.