Dove il Po questa estate era un distesa verde di alghe tropicali, ci sono onde di fango alte un metro. Il grande fiume è tornato, e si manifesta con la potenza che non si vedeva da molti anni. Piove a dirotto a Torino, con gocce gonfie di acqua, un temporale estivo che assomiglia ad un monsone tropicale.

I torinesi si accalcano sul ponte napoleonico di piazza Vittorio e guardano timorati ed attratti l’ira del mite. In città fa caldo, segno che la neve in montagna cade a quote elevate: così, dalla Liguria alla val d’Aosta, i piccoli rii si trasformano in torrenti impetuosi che si riversano in pianura con una potenza ormai dimenticata. Lo schema che portò al disastro del 1994 si ripete, non a caso le zone più colpite sono quelle di ventidue anni fa.

Il Tanaro, che gravi lutti provocò, sembra esploso: nelle prime ore della giornata le alte sponde che appaiono sproporzionate quando la sua portata è normale, vengono facilmente saltate da una massa marrone di acqua, terra, tronchi e rifiuti. L’onda invade la bella città di Garessio, località turistica che vive di turismo invernale.

La Ferrero chiude lo stabilimento di Alba, e molti sperano e pregano che non si ripeta il disastro del tempo: ma sono il cuneese e l’alessandrino al completo che si barricano in casa. I sindaci alzano bandiera bianca. Non rimane che sperare che spiova, e l’inverno riprenda il posto preso dalla stagione tropicale.