La prima scossa, quella delle 19.11 di mercoledì sera è stata quasi un avviso: quella ‘grossa’ da 5.9 gradi sulla scala Richter, alle 21.18, è arrivata che quasi tutti gli abitanti della Valnerina erano già in strada e così alla fine il conto è di due feriti (un malore e un codice giallo per lesioni dovute al crollo di un cornicione).

Nessuna vittima.

Le due botte di terremoto hanno colpito un totale di venti comuni nelle sole Marche, lasciandosi dietro danni piuttosto ingenti. In provincia di Macerata, a Castelsantangelo sul Nera il campanile della chiesa e una torre sono crollati, mentre a Visso la facciata di Palazzo dei Governatori – costruito nel XII secolo e ora adibito a cineteatro – è stato sventrato. Crolli anche al municipio, Palazzo dei Priori, del 1482. A Ussita secondo il sindaco Marco Rinaldi «l’80% delle abitazioni è inagibile», mentre forti danni sono stati registrati anche a Cessapalombo, Muccia e Caldarola. Tante macerie anche a Camerino, dove è crollato un campanile e tutte le chiese sono state lesionate in maniera più o meno grave. Le scosse hanno colpito anche il carcere del comune maceratese, i 42 detenuti evacuati nella notte e trasferiti a Rebibbia.

 

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Il presidente del consiglio Matteo Renzi si è fatto vedere proprio a Camerino poco dopo pranzo, dopo un rapido sopralluogo anche negli altri comuni colpiti dal nuovo sisma. Con lui c’erano anche il commissario per la ricostruzione Vasco Errani e il governatore regionale Luca Ceriscioli. La lieta novella, questa volta, prevede 40 milioni stanziati subito dal consiglio dei ministri, soldi che andranno ad aggiungersi ai 300 milioni già programmati dal decreto per il sisma del 24 agosto. «Non faremo tendopoli, ricostruiremo presto e bene», ha detto sventolando la maglietta sfornata dall’Università con l’hashtag #ilfuturononcrolla. Gli sfollati sono oltre quattromila, ma il dato è destinato a calare visto che molti torneranno nelle abitazioni che saranno dichiarate agibili. Alla fine si lavora per alloggiare circa 2.500-3.000 persone, che andranno negli hotel il prima possibile.

«La mia è una visita – ha proseguito il premier – che vuole testimoniare vicinanza alle popolazioni, colpite tutto il paese è al vostro fianco: l’Italia è più forte del terremoto».

La terra, intanto, trema ancora: dopo la scossa delle 19.11 ci sono state almeno altre 250 repliche di magnitudo pari o superiore a 3.0 gradi sulla scala Richter.

Nei paesi distrutti dal terremoto del 24 agosto i due colpi di mercoledì sera hanno sorpreso solo fino a un certo punto le poche centinaia di persone rimaste.

«Guardi che non ha mai smesso, c’eravamo quasi abituati. Ma le ultime due ci hanno fatto paura davvero», dice una signora al bar sulla strada che porta ad Arquata del Tronto. Già perché «le ultime due» sono state una specie di ritorno nell’incubo di due mesi fa. Alcuni palazzi già lesionati sono venuti giù del tutto, la gente è scesa in strada, sopra ogni cosa si è depositato uno strato di polvere e per lunghi minuti nessuno è riuscito a capire quanto potesse essere grave la situazione. L’acqua è caduta dal cielo per tutta la notte, poi nella mattinata di ieri è rispuntato un sole pallido e distante, utile solo a illuminare le case sventrate.

«È stato come avere le vertigini, il 24 agosto dormivo – racconta un signore per strada a Borgo di Arquata – e sono scappato dal letto, questa volta ero in piedi e ho rischiato di cadere». Il tono della sua voce non è grave, però, e quasi si riesce a leggere una nota di ironia nel discorso: «Restiamo qui, certo. L’importante è che quello non faccia scherzi», e il dito indica il monte Vettore, il grande sasso che incombe sul Piceno.

Ad Acquasanta Terme la notte è stata lunga e terrificante: la collina è franata, ma gli interventi hanno tardato di parecchie ore. «La montagna davanti a noi – è il racconto del vicesindaco Gigi Capriotti – ha cominciato a scendere. Siamo rimasti bloccati: sulla strada c’erano alberi e massi. Cosa faremo? Aspettiamo qui, oppure andremo per boschi».

Ad Ascoli gli spiazzi si sono riempiti di automobili, come dei grandi dormitori a cielo aperto. Nelle case i lampadari hanno ballato, i libri sono caduti dalle mensole e per lunghissimi secondi tutto si è mosso. Poi i muri, tutti a guardare i muri: quelle crepe lì c’erano già oppure no? I centralini dei municipi sono stati presi d’assalto per le ovvie richieste di controlli, i tecnici avranno molto da lavorare da qui ai prossimi giorni.

Amatrice, invece, ieri mattina, si è svegliata con il cielo grigio e gonfio d’acqua. Gli occhi di chi passeggiava più o meno senza meta per le strade erano pieni di sonno e di paura, ma la parola d’ordine è stata comunque «normalità». Infatti, al contrario di quanto accaduto nelle Marche e in Umbria, qui le scuole sono rimaste aperte, anche se gli assenti sono stati parecchi. Nella zona rossa ci sono stati nuovi crolli ed è venuto giù anche un piccolo simbolo del 24 agosto: la casa rossa, rimasta in piedi per due mesi tra le macerie, si è sgretolata. Il panorama ora è uniforme, pietre e calcinacci, macerie, tutto rasoterra.

E si insinua il dubbio più tremendo, un pensiero che nasce dalla stanchezza e dalla tensione: «Ha ancora senso rimanere qui?». La risposta è sospesa tra una scossa d’assestamento e la certezza che certo non è finita qui. La terra non smette di tremare. Dicono che continuerà a farlo ancora per mesi.