L’immaginario che ruota intorno alle camminate lunari approda anche fra gli scaffali della letteratura per l’infanzia, naturalmente non fermandosi soltanto sull’impresa di Apollo 11. La casa editrice Lapis propone Parola di astronauta (di Ettore Perozzi e Simonetta Di Pippo, illustrazioni di Andrea Antinori, pp.183, euro 12,90): più che una raccolta di curiosità sull’allunaggio, il libro è un vademecum per giovani che guardano il cielo. Narra storie di grandi passioni, dove si mescolano dati di cronaca, vite vissute e informazioni scientifiche sugli astronauti. Da Yuri Gagarin a Luca Parmitano, passando per la descrizione delle loro missioni fino alle strumentazioni delle navicelle e ai calcoli che hanno reso possibile i loro viaggi nello spazio. Non dimenticando i rischi di un mestiere così avventuroso. De Agostini presenta un albo dai tratti originali (oltre al divertente Come diventare astronauti di Dr. Sheila Kanani & Sol Linero): Corsa allo spazio. Un’avventura cosmica di Clive Gifford e Paul Daviz, che sfoggia disegni anni 60, conferendo alle pagine un’aura vintage e riconducendo la mente agli anni della guerra fredda. Il testa a testa raccontato con avvicenti episodi è quello che riguardò cosmonauti russi e astronauti americani, rivali nella conquista di nuovi mondi e pianeti. E se Einaudi sceglie di ripercorrere quei momenti storici di cinquant’anni fa con la sua proposta editoriale – 1969. Sbarco sulla Luna di Christian Hill – Il Castoro preferisce i ricordi d’infanzia di un astronauta vero e ne Il giorno della Luna di Chris Hadfield (illustrazioni di Eric e Terry Fan) raccoglie la testimonianza di Chris che sognava di orbitare nello spazio, ma aveva paura del buio.
Infine, per scartare dalle celebrazioni, una bellissima guida all’universo: Apri gli occhi al cielo, un libro uscito per Mondadori composto dai testi di autori vari (ma con le poesie di Silvia Vecchini e le illustrazioni di Alice Beniero). C’è anche la storia di Henrietta e le sue stelle (Henrietta Swan Leavitt). Lavorò nell’osservatorio astronomico di Harvard (per molti anni gratuitamente, come volontaria) quando alla fine dell’Ottocento le scienziate non potevano avere ruoli nell’università. Studiò le Cefeidi (stelle variabili: la luminosità cambiava nel tempo in modo regolare) e oggi una sua scoperta porta il suo nome: la legge di Leavitt.