Il Partito dei negazionisti dei cambiamenti climatici cresce nonostante le evidenze che si fanno più evidenti ed oggettive, nonché distruttive. Questo partito usa strumentalmente risultati di agenzie di ricerca che studiano il clima, ma non certo per negarne i cambiamenti in atto a opera dell’uomo. Ultimo in arrivo, come esempio, è lo studio del Cnr che afferma che circa 2.000 anni fa (ai tempi del primo impero romano) la temperatura del mediterraneo era molto più alta dell’attuale.
Ciò forse conferma la tesi dei negazionisti che il fenomeno attuale è del tutto naturale? Evidentemente no; non è questo che gli studiosi del Cnr volevano affermare. È evidente che i media dovrebbero dare informazioni scientifiche comprovate, cosa che quasi sempre non avviene.
PARTIAMO ALLORA dall’effetto serra che tutti conoscono (soprattutto i contadini). Esso è un meccanismo che ci consente la sopravvivenza (in condizioni normali). L’energia raggiante proveniente dal Sole colpisce la terra, penetrando nell’atmosfera, riscaldandola. Parte di questa energia viene rimbalzata fuori dall’atmosfera, nello spazio, consentendo alla terra di mantenere una temperatura costante (circa 14,5°C, sulla superficie degli oceani). In conclusione se non ci fosse l’effetto serra il pianeta sarebbe freddissimo e noi non potremmo sopravvivervi.
In tutto questo gioca un ruolo fondamentale la presenza della Co2 nell’alta atmosfera; è quella che consente all’energia solare l’ingresso nel pianeta ed è sempre essa che fa passare verso lo spazio parte dell’energia accumulata dalla terra per effetto del Sole.
Se però questo spessore di Co2 si altera (per esempio si infittisce) l’energia solare riesce lo stesso a penetrarla ma non così per l’energia di rimbalzo (che nel frattempo ha cambiato lunghezza d’onda) che ritorna indietro trovando una barriera che le impedisce di uscire. In queste condizioni la temperatura media del pianeta aumenta tanto più quanto lo spessore della Co2 si ingrandisce.
Allora non c’è nulla di strano se per esempio durante il periodo delle eruzioni di vulcani (molte centinaia di secoli fa) la terra aveva una temperatura superiore all’attuale per effetto della grande quantità di Co2. Altri e complessi fenomeni sono intervenuti nel passato a modificare il clima, come l’inclinazione dell’asse di rotazione della terra (da cui: periodi di glaciazioni e periodi di riscaldamento), non certo per colpa dell’uomo.
Tuttavia l’attività antropica connessa alla rivoluzione industriale e, successivamente, in epoca moderna, alla grande quantità di Co2 prodotta dall’uomo (mobilità, riscaldamento domestico, produzione industriale e agricola, ecc.) alterano di fatto lo spessore della Co2 in atmosfera impedendo all’energia di rimbalzo di uscire nello spazio. Questo è un fatto indubitabile per chiunque faccia uso di una sia pur discreta conoscenza scientifica e per chiunque sappia usare un minimo di pensiero critico o comunque di solo buon senso proveniente dalla pratica: lo sanno benissimo i contadini che costruiscono le loro serre con la plastica o con il vetro: sostanze queste che fanno entrare l’energia raggiante ma non permettono la fuoriuscita.
COSÌ PROCEDENDO, senza correggere o, meglio, invertire l’attuale modello di sviluppo, basato prevalentemente sulla produzione di energia a mezzo fossili, il futuro prossimo per il pianeta sarà quello di una gigantesca serra dove l’energia raggiante di provenienza solare resterà intrappolata nella biosfera senza più possibilità di uscirne e noi, come la metafora della rana messa nella pentola con una temperatura che sale lentamente, finiremo bolliti.
E cosa fanno le grandi compagnie di produzione di energia, l’Eni, l’Enel ecc.? Si adoperano per fare pubblicità alla produzione di energie rinnovabili, mentre in gran parte continuano a trivellare il suolo per l’estrazione di fossili o fare accordi con paesi produttori trasportando (gas) con grandi navi nei i gassificatori esistenti o in costruzione (Ravenna, Piombino).
Ha ragione Sarantis Thanopulos quando scrive sul manifesto che «il pensare positivo è la pretesa di uscire dai vicoli ciechi in cui ci troviamo senza chiederci come mai li abbiamo imboccati». Personalmente questo modo di pensare lo chiamerei riduzionista o determinista, un modo di pensare che semplifica il problema e recide i legami della complessità dei fenomeni. Un modo che ha permesso alla scienza (riduzionista) di raggiungere anche risultati grandiosi, ma che, al tempo stesso, ci ha condotti, per dirla con Hans Jonas, sull’orlo dell’abisso.