Picchiati fino alla morte dalla polizia mentre cercavano di raggiungere l’Europa. È questo il destino a cui sarebbero andati incontro due migranti che dalla Bosnia-Erzegovina avevano tentato di passare il confine con la Croazia. A denunciare l’ultima vergogna d’Europa un altro migrante di nazionalità pachistana, intervistato dal portale d’informazione USKinfo.ba. Incappucciato con le spalle alla telecamera per paura di essere identificato, il ragazzo ha raccontato che aveva incontrato i due al Miral, centro di accoglienza gestito dall’Oim a Velika Kladusa, cittadina bosniaca di frontiera. I due migranti sarebbero partiti dieci giorni prima per il game, il gioco violento in cui vinci se riesci a passare dall’altra parte. Nel mezzo il fango, i lupi, le mine, le violenze della polizia.

Non sa che fine abbiano fatto i loro corpi, racconta il pachistano a USKinfo.ba, ma, è certo, la polizia croata li avrebbe intercettati e malmenati al punto da provocarne la morte. Il tutto sarebbe successo in un luogo non meglio precisato tra Vrnograc e Buzim.
Raggiunto al telefono dal manifesto, il portavoce della polizia del cantone Una-Sana, Ale Siljdedic, spiega che «la notizia non è confermata. Stiamo cercando di raccogliere informazioni riguardo alla vicenda, ma per ora non è stato trovato alcun elemento rilevante».

Il cantone Una-Sana al confine con la Croazia, è l’unità amministrativa della Bosnia-Erzegovina dove si concentra il maggior numero di migranti. Qui transiterebbero al momento circa tremila profughi diretti verso l’Europa. La situazione, anche a causa delle disfunzionalità dello Stato bosniaco, va progressivamente deteriorandosi, con centinaia di profughi costretti a dormire in ripari di fortuna.

Sabato scorso i rifugiati che alloggiano al Miral, il centro di accoglienza da cui sarebbero partiti i due migranti, avevano denunciato le pessime condizioni di vita in cui versano e protestato contro gli abusi della polizia croata. «Smettetela di picchiarci» avevano urlato esasperati e ancora una volta inascoltati.

La Croazia infatti continua a respingere le accuse mosse da attivisti e volontari che hanno raccolto decine e decine di testimonianze di violenze e pratiche illecite effettuate dalla polizia croata. E ora Zagabria blinda il confine: temendo una nuova ondata di profughi in arrivo dalle isole greche, la Croazia ha fatto erigere delle barriere metalliche, sei in tutto, al confine con la Bosnia e la Serbia,  per arginare i flussi migratori. L’ultima è quella costruita due giorni fa al valico di confine Izacic/Licko Petrovo Selo, nei pressi di Bihac, la cittadina bosniaca più colpita dalla crisi dei migranti.

Finora la Croazia, al contrario di Slovenia e Ungheria, non aveva eretto muri o altro tipo di recinzioni, ma è stata ripetutamente accusata di ricorrere alla pratica illecita dei respingimenti collettivi. L’ultimo clamoroso episodio ha riguardato due studenti nigeriani arrivati in Croazia per un torneo scolastico e deportati in Bosnia “per errore”. I due entrati nel Paese con regolare visto, sono stati scambiati per migranti clandestini e portati in un centro di accoglienza a Velika Kladusa. La polizia croata ha anche in questo caso respinto le accuse, senza fornire però alcuna spiegazione al riguardo. Una trama già vista, un copione tristemente noto.