Sotto la pioggia mista a neve da ieri mattina alle 4 e 30 una cinquantina di lavoratori degli appalti Castelfrigo aiutati dal personale delle Camere del lavoro Cgil del modenese stanno bloccando gli accessi dei tir in uscita e in entrata dall’impresa di carni di Castelnuovo Rangone.

La prima volta di un «picchetto» Cgil – sebbene limitato all’ingresso delle merci e non alle persone – è dovuto all’ennesima provocazione della proprietà. Che lunedì ha assunto i primi 6 dipendenti (di un gruppo già definito di 21) lasciando sul piazzale i 75 lavoratori che da mesi protestano denunciando il sistema delle cooperative spurie e degli appalti con cui la Castelfrigo ha prosperato sfruttando un taglio del costo del lavoro che gli esperti calcolano nell’ordine del 30 per cento, sfruttato poi da grandi marchi come Montorsi, Casa Modena, Veroni.

Il clima davanti all’azienda è molto teso. I lavoratori e la Cgil si sono organizzati in questo modo: «siamo una cinquantina suddivisi in turni sulle 24 ore, dobbiamo controllare tre cancelli – spiega Umberto Franciosi, segretario regionale della Flai Cgil – oggi abbiamo bloccato 7 autotreni dentro con la produzione da consegnare e 4 autotreni fuori con materie prime (pancette, gola e lardi), presto la produzione si bloccherà per mancanza di materiale. La Digos è già venuta, chiamata dall’azienda: ci aspettiamo che torni in tenuta antisommossa».

I lavoratori sono in presidio da mesi, un presidio in cui fanno sporadicamente capolino i politici di tutti i partiti (anche Di Battista e esponenti di Forza Italia) mentre la Regione Emilia Romagna il 29 dicembre era riuscita a far sottoscrivere un accordo fra Cooperative, Confindustria e sindacati per un percorso di ricollocazione che però finora ha portato solo 3 lavoratori a trovare un impiego molto precario (5 giorni di contratto).

Lunedì dalla Regione era arrivato un comunicato molto duro – «è necessario che non si pongano discriminazioni, si devono prioritariamente riassorbire coloro che fino a poche settimane fa avevano svolto quelle mansioni, diversamente si assumerebbe la grave responsabilità di far degenerazione del clima sociale» – che però non ha modificato la posizione dell’azienda né messo fine al silenzio di Confindustria.

Per Piergiovanni Alleva, consigliere regionale dell’Altra Emilia-Romagna, «la Castelfrigo continua nel suo atteggiamento arrogante di sfida ai lavoratori, all’opinione pubblica, alle forze sociali e alle istituzioni. ma tra poco tutti i nodi verranno al pettine e apparirà chiaro come abbia commesso illeciti da anni, inquinando il contesto economico circostante».