Due picchetti d’onore, pranzo al Quirinale, una pacca sulla spalla che sfugge a Gentiloni nell’accogliere il presidente turco nel cortile di palazzo Chigi. Nessun sorriso nelle foto ufficiali – anche se Alfano sullo sfondo ride  con il collega ministro degli esteri – ma l’esito della visita di stato di Erdogan in Italia turco è di grande e reciproca soddisfazione.

Roma ha completamente silenziato il dossier sui diritti umani, l’unico spunto al quale bisognerebbe attaccarsi è nei due aggettivi scelti dalla presidenza della Repubblica per descrivere i cinquanta minuti di colloquio con Mattarella: «Franco e rispettoso», ma il secondo smorza il primo. Che al di là del dividendo politico, evidentissimo nel passeggiare con tutti gli onori per i palazzi romani, Erdogan fosse venuto in viaggi di affari non c’è stato neanche bisogno di immaginarlo.

A Istanbul, prima di partire, lo ha detto lui stesso, nello stile della pubblicità che il governo turco ha comparto per mesi sui media europei: «Puntiamo a raddoppiare il volume di scambi commerciali tra Italia e Turchia che nel 2017 è stato di 20 miliardi». E Erdogan ha citato esplicitamente gli elicotteri d’attacco Agusta Westland (Leonardo, ex Finmeccanica) utilizzati in questi giorni per l’aggressione ai kurdi.

L’appuntamento per gli imprenditori italiani è stato a cena, in un grande albergo di via Veneto, dove Erdogan ha ricevuto il presidente di Confindustria Boccia e i vertici di Leonardo, Impregilo, Caltagirone, Fincantieri, Snam, Astaldi, Unicredit, Barilla, Ferrero, Recordati tra gli altri. Non invitata la Coldiretti, che in un comunicato ha spiegato come «la Turchia invade l’Europa con cibi pericolosi e supera la Cina per numero di allarmi alimentari, dai peperoni con pesticidi ai fichi secchi cancerogeni e pistacchi con diossine».

I resoconti degli incontri che filtrano dal Quirinale e da palazzo Chigi restituiscono un panorama più che sereno sul fronte dei rapporti bilaterali, mentre qualche distanza c’è sul dossiere Unione europea, l’Italia non potendo smentire le posizioni di Bruxelles. Con Erdogan al Quirinale e poi a palazzo Chigi c’era una delegazione di 16 persone, delle quali sette donne (quattro con il velo, ha notato l’agenzia Lapresse, e tre a capo scoperto), comprese moglie e figlia, quest’ultima con il marito, il ministro dell’energia. Con Gentiloni i ministri Calenda, Alfano e Pinotti.