La paura, il caos, la fuga tra i cocci di vetro. Una ferita che resta aperta. A quasi due anni da quella maledetta notte, che doveva essere di festa, il Tribunale di Torino emette quattro condanne a circa dieci anni di carcere per omicidio preterintenzionale nei confronti dei quattro giovani accusati di avere scatenato il panico in piazza San Carlo, spargendo spray urticante tra la folla a scopo di rapina.

Era il 3 giugno del 2017 e nel cuore della città della Mole era stato allestito un maxi schermo per la finale di Champions League Juventus-Real Madrid. A un certo punto, si scatenò il panico. Per alcuni fu il bruciore agli occhi, per tantissimi la voce di un attentato terroristico.

Tutti cominciarono a correre all’impazzata, un fuggifuggi per le vie del centro calpestando o franando tra il vetro delle bottiglie. In piazza, ci furono 1.672 feriti e, in seguito, morirono due donne, Erika Pioletti, 38 anni, e Marisa Amato, 65 anni, per le lesioni riportate. La gup Maria Francesca Abenavoli, al termine di un rito abbreviato, ieri, ha inflitto 10 anni, 4 mesi e 20 giorni di reclusione a Sohaib Bouimadaghen (soprannominato “Budino”), a Hamza Belghazi e a Mohammed Machmachi, di 21, 20 e 21 anni. Per Aymene El Sahibi, 22 anni, considerato autore di un minor numero di furti, la pena è di 10 anni, 3 mesi e 24 giorni. Sono stati definiti «la banda dello spray», che, rubando collane e portafogli in discoteche, si era già fatta conoscere in altre città italiane ed europee.

Tutti e quattro gli accusati sono stati riconosciuti colpevoli di rapina, lesioni ma soprattutto di omicidio preterintenzionale. Reato che ha sollevato le proteste della difesa: «Non è giustizia – ha detto l’avvocato Basilio Foti – perché non ci può essere alcun nesso tra lo spray e la morte di Erika Pioletti e Marisa Amato, che furono travolte a centinaia di metri di distanza». La giudice ha accolto accolta la linea dei pm Paolo Scafi e Roberto Sparagna.

«Ne sono lieto», ha commentato l’avvocato Daniele Folino, il legale del fidanzato di Erika Pioletti, aggiungendo però che «le omissioni e le negligenze» degli organizzatori sono «macroscopiche» e ricordando che «fino ad oggi non ci è stata presentata alcuna offerta di risarcimento».

Il processo per le presunte gravi manchevolezze nell’organizzazione della serata è, invece, ancora in corso e riguarda la sindaca Chiara Appendino, l’allora questore Angelo Sanna, il viceprefetto Roberto Dosio più dodici imputati. Riprenderà a giugno, nel mirino dei magistrati le transenne posizionate male, le bottiglie di vetro, i fiumi di birra, l’eccessiva quantità di gente.

A pochi giorni dalla tornata elettorale, per regionali ed europee, la sindaca Appendino si trova in un momento difficile. La rottura con tutti quei movimenti ambientali e territoriali che avevano fornito spunti e contenuti al suo programma, è definitiva. Anche con i No Tav di Torino e cintura, che, insieme a collettivi e laboratori, al comitato per l’Acqua pubblica e altri, animeranno quest’oggi un incontro cittadino, promosso da Assemblea 21, in via Leoncavallo 23 dalle 15.