Stava facendo il suo percorso spirituale. Maurizio Tramonte, 65 anni, condannato dalla Cassazione all’ergastolo per la strage di piazza della Loggia insieme a Carlo Maria Maggi, ieri è stato arrestato a Fatima dalla polizia portoghese su segnalazione dei carabinieri del Ros. Di anni ne aveva 22 quando a Brescia, durante una manifestazione sindacale e antifascista, furono uccise otto persone e più di cento rimasero ferite. 28 maggio 1974, un’altra strage fascista pianificata da apparati deviati dello Stato – dopo piazza Fontana e prima di Bologna – che segnerà per sempre la storia d’Italia.

Dopo molti processi e lo scandalo di un’attesa lunga 43 anni, c’è poco da esultare per questo verdetto definitivo, e peraltro atteso, che riguarda solo due imputati di una tragica vicenda molto complessa da ricomporre. Ma Brescia non può dimenticare e la parola fine oggi suona come una liberazione. “La sentenza – spiega il sindaco Emilio Del Bono (Pd) – è la vittoria di una città che testardamente ha voluto la verità processuale che non era scontato arrivasse. La sentenza disvela in maniera chiara la matrice politica di quella strage e mette un punto fermo sulla verità storica che era ampiamente acquisita ma che oggi si consolida. Devo dire grazie alla magistratura, seppur tardivamente le istituzioni hanno vinto la partita”.

Dunque anche secondo la Cassazione, che martedì ha confermato la sentenza della Corte d’assise d’appello di Milano emessa il 22 luglio 2015, Maurizio Tramonte, militante di Ordine nuovo e informatore del servizi segreti, partecipò attivamente all’organizzazione dell’attentato “offrendo la sua disponibilità a collocare l’ordigno”. Di incredibile, oggi, c’è che questo personaggio possa essere lasciato libero di muoversi nei giorni che precedono una sentenza di questo tipo. Sembra che Tramonte recentemente abbia chiesto le ferie alla società di consulenze immobiliari dove lavora, del resto già altre volte si era recato all’estero. E così ieri mattina i carabinieri di Brescia quando hanno bussato alla sua porta non hanno trovato nessuno cui notificare l’ordine di carcerazione. “Io non l’ho sentito e non l’ho chiamato, a me non risulta nulla, ma non sono io che devo essere informato circa la sua reperibilità” – con queste parole il legale Marco Agosti aveva commentato la presunta fuga del suo assistito prima che venisse fermato dall’interpol.

Secondo fonti della procura di Milano, nei confronti di Tremonte non erano state adottate misure di prevenzione come il divieto di espatrio, con il conseguente ritiro del passaporto. Ecco perché nei giorni scorsi l’uomo ha potuto intraprendere il suo “percorso spirituale” come se niente fosse arrivando in automobile in Potogallo dopo aver viaggiato attraverso Spagna e Francia. Nei giorni di pasquetta era stato anche a Lourdes, sembra che lo stragista sia diventato un devoto del culto mariano. La sua irreperibilità è durata mezza giornata, troppo poco anche per ottenere la grazia del cielo.

I carabinieri, sempre ieri, non hanno avuto nessuna spiacevole sorpresa quando si sono presentati a casa di Carlo Maria Maggi per notificargli il provvedimento della Cassazione che ha confermato l’ergastolo. L’ex capo neofascista di Ordine Nuovo, oggi ottantenne, secondo i giudici ha svolto “funzioni organizzative e di direzione” ed è senz’altro uno dei protagonisti principali della strage di piazza della Loggia. L’avvocato della difesa Mauro Ronco non ha voluto commentare la sentenza ma ci ha tenuto ancora una volta a sottolineare le precarie condizioni di salute sul suo anziano assisito: “Carlo Maria Maggi sta molto male, una situazione non compatibile con la carcerazione, ora deciderà la giustizia ordinaria il da farsi”. Nei suoi confronti il tribunale della Sorveglianza potrebbe decidere per la detenzione domiciliare oppure per una struttura carceraria dotata di strutture sanitarie.

Il troppo tempo trascorso impedisce alla politica e all’opinione pubblica di esprimere altro da un rituale ringraziamento alle istituzioni. Tra i più sentiti c’è sicuramente quello della Casa della Memoria rivolto “ai familiari, alla magistratura, agli avvocati di parte civile, a Cgil, Cisl e Uil e a tutte le istituzioni” che a vario titolo “si sono impegnate nella ricerca della verità” in ricordo di Giulietta Banzi Bazoli, Livia Bottardi Milani, Clementina Calzari Trebeschi, Alberto Trebeschi, Luigi Pinto, Euplo Natali, Bartolomeo Talenti e Vittorio Zambarda e di tutte le persone colpite dalla bomba fascista.

Oggi, a palazzo Loggia, si tiene un incontro a più voci dedicato a “questa storica sentenza e aperto alla cittadinanza”, con il sindaco, il presidente della Casa della Memoria Manlio Milani e i rappresentanti del sindacato. Al termine ci sarà un omaggio alla stele dei cauti di piazza della Loggia.