Dove siamo? Ci sono 35 ettari di prato alternato a piccoli boschi di latifoglie, una zona umida, 39 diverse specie di uccelli, anfibi sempre più rari come rospi smeraldini e tritoni, orti clandestini, frutteti e alveari ribelli. Incredibilmente siamo a Milano.

Si tratta di Piazza D’Armi, zona militare situata nella periferia ovest della città ed attualmente in dismissione. Agli inizi del secolo scorso era un aereo scalo militare, poi vi venne costruita una caserma, la Santa Barbara ancora attiva, e passò ad essere utilizzata per le esercitazioni militari fino alla fine degli anni ’80. Dopodiché l’abbandono. Nel 2015 il Demanio, pur mantenendone la proprietà, ha ceduto l’area a un fondo immobiliare gestito dalla società Invimit per sua “valorizzazione”, ovvero la messa in vendita sul mercato immobiliare.

L’ultima domenica di gennaio, qualche centinaio di persone si aggirava nella nebbia per quei prati alle porte del quartiere Baggio, in molti rimanendo sbalorditi dalla vastità dell’area e dai miracoli compiuti dalla rinaturazione spontanea. Si trattava di una manifestazione organizzata da un insieme di realtà riunitesi nel Coordinamento dei comitati e dei cittadini per la Piazza d’Armi. A chi la vede come un territorio degradato, da liberare da occupazioni abusive e sporcizia, c’è chi invece cerca di far capire il suo enorme valore naturalistico. Associazioni come “Le Giardiniere” si battono da anni per la restituzione dell’area alla collettività, puntando a una riqualificazione che permetta alla città di non perdere un enorme spazio verde che può rappresentare un antidoto a un’emergenza ambientale sempre più grave.

Le Giardiniere ad altri comitati locali hanno mobilitato gli ingegneri del Politecnico di Milano, i quali hanno valutato che i “servizi ecosistemici” forniti dall’area verde raggiungono il valore di un milione di euro all’anno (se si considera un valore l’assorbimento dell’anidride carbonica, la filtrazione delle acque e la mitigazione del calore, solo per citare alcuni servizi). Un dato molto significativo è relativo alle capacità di assorbimento dell’ex area militare: la sua estensione verde è in grado di trattenere circa 112,5 milioni di litri di acqua piovana. Una quantità gigantesca per la quale occorrerebbero poco meno di 4.000 box auto per contenerla.

Enti come il Fai hanno riconosciuto anche l’importante patrimonio storico e culturale costituito dall’area: gli ex alloggi militari e i magazzini, oltre ad essere ancora in buono stato, rappresentano esempi di archeologia industriale di ottima qualità e di elevato valore artistico.

Chi difende Piazza d’Armi ha anche messo nero su bianco l’utopia concreta di avere al posto dell’incuria o di altro cemento un’area verde conservata ed edifici esistenti riqualificati per attività sociali e culturali. Insieme ai Dipartimenti di Agraria e di Scienze della Terra, a Musei ed Orti Botanici, ad associazioni ambientaliste, culturali e sociali, Le Giardiniere hanno scritto una proposta di variante al Piano di Governo del Territorio: un articolato e dettagliato progetto (RIMANI www.legiardinieremilano.it) di riuso multifunzionale dell’area che ne prevede anche il riutilizzo in chiave agricola, sventolando sotto il naso dell’amministrazione comunale gli obbiettivi teorici del Pgt stesso, che parla della promozione di Milano come prima città agricola d’Italia o della rigenerazione a parco fruibile di 4.500.000 mq di aree degradate.

Da dove cominciare, se non dall’ex area militare? – si chiedono i cittadini. Ma il Comune, denunciano, va in tutt’altra direzione, o almeno pare perché di ufficiale non c’è ancora niente. Solo ipotesi. Come quella apparsa sui giornali – e destinata a fare molto rumore – secondo cui quell’area verde verrebbe acquistata dall’Inter per costruire un nuovo centro di allenamento, con 20 campi da calcio, palestre, un centro medico e residenze sportive. Una trattativa privata sarebbe in corso tra il Comune e la squadra nerazzurra, ma non c’è ancora un progetto dettagliato. In ogni caso, spiegano i comitati, sarebbe una destinazione completamente privata che sostituirebbe verde naturale con verde sintetico e confinerebbe il verde pubblico a soli 5 ettari. Per bocca dell’assessore all’ambiente Maran la proposta viene definita “interessante” (il sindaco Beppe Sala per ora non si pronuncia). Tramonta velocemente quindi il piano precedente, un Master plan presentato prima dell’estate 2017 che prevedeva la realizzazione di un grande parco e di una serie di edifici residenziali ecosostenibili progettati dall’architetto Leopoldo Freyer, che avrebbe lasciato a verde pubblico il 67% di tutta l’area.

In mezzo a queste incertezze e cambi di direzione gli abitanti del quartiere continuano a chiedere un processo partecipato cercando di coinvolgere sempre di più la cittadinanza in una campagna che è solo all’inizio. Sono già in programma per fine febbraio un incontro informativo e un’assemblea cittadina per condividere tutti gli aggiornamenti e presentare la nuova manifestazione in programma. Il tutto per preparare un corteo comunicativo in difesa dell’Oasi della Piazza d’Armi previsto per il 10 marzo in via delle Forze Armate.

Tutte le informazioni sulla vicenda e le iniziative sono reperibili dalla pagina Facebook del Coordinamento https:/www.facebook.com/farwestmilano/.