Il cambiamento climatico si vede. Sempre più spesso si susseguono a periodi secchi giornate nelle quali la pioggia cade a secchi. La vegetazione ci appare come disorientata. Nell’economia che da sempre caratterizza la lotta per la sopravvivenza, alcune piante più di altre sono capaci di assorbire senza danno consistenti precipitazioni. Altre, decisamente patiscono. In generale le piante a foglia verde assorbono meglio, le foglie larghe e verdi, parliamo di essenze coltivate nei nostri orti e nei giardini, i boschi ed i prati naturalmente assorbono quantità d’acqua. Le ortensie, le aspidistrie, le felci sono le signore della pioggia. Venivano coltivate perché essenze ombrofile, erano una presenza consueta nelle corti dei palazzi assieme alle sassifraghe ed alle pervinche. Il sapere sopportare piogge intense ed il vegetare bene anche in assenza di luce diretta sono collegati. Se è vero che ci sono piante che amano la pioggia, piante che sono coltivate in tutta la penisola, altre come il falso papiro (cyperus alternifolius) se non il vero e proprio papiro (cyperus papirus) proprio lui, quello della carta, sarebbero molto adatte ai margini di un orto proprio per assorbire l’acqua in eccesso ed impedire il formarsi di pantani. Le zone a clima mite possono giovarsi di piante come le colocasie, piante di origine tropicale ma che si sono bene adattate nei giardini del centro sud. Le colocasie, piante dalle foglie molto ampie e cuoriformi, altro non sono che il faro della tradizione culinaria e medicinale asiatica. Oltre all’introduzione di essenze decisamente amanti della pioggia, possiamo provvedere attraverso buone pratiche, pratiche costanti, a migliorare e di molto il drenaggio dei nostri terreni. Un terreno fertile, il più vario possibile, ricco di humus, arricchito costantemente con apporti di compost meglio se da noi stesso prodotto, assorbe meglio di ogni altro la pioggia oltre ad avere anche il pregio di conservare più a lungo questa stessa pioggia. Assolutamente da evitare è l’asporto di muschio, una presenza in grado di assorbire enormi quantità di acqua. Curare che il nostro terreno non presenti avvallamenti e che abbia uno sfogo e, meglio ancora, creare un piccolo stagno che raccolga l’acqua di ruscellamento. Questa, dove possibile, sarebbe la soluzione migliore. Uno stagno che raccolga l’acqua piovana costituisce un serbatoio naturale e un micro ecosistema capace di ospitare una ricca piccola fauna oltre che ad abbeverare quella di passaggio. Per curare il suolo e assicurare un buon drenaggio bisogna mantenere la presenza di una certa quantità di ciottoli, un terreno perfettamente privo di sassi non assorbe quanto uno nel quale una certa quantità sia stata lasciata. Mantenere una parte nel nostro orto o giardino a prato selvatico, noi stessi possiamo creare un prato con le essenze che preferiamo. Bisogna preferire le linee curve, non appiattire totalmente se stiamo coltivando lungo un declivio.

Si tratta di sapere scegliere le essenze, di trattare bene il terreno ed anche periodi di pioggia prolungati possono essere una risorsa. Sono le zone umide quelle a più alta concentrazione di biodiversità. Un bel filare di salici, siepi intervallate con canna palustre… anche questa è una valida maniera per intercettare e mantenere preziosa acqua nel nostro terreno.