I vaccini Pfizer e Moderna sembrano essere sicuri. L’indicazione è arrivata dal primo Rapporto di farmacovigilanza pubblicato dall’Aifa, che avrà cadenza mensile: sono state 7.337 le segnalazioni di reazioni avverse su 1.564.090 dosi somministrate. Nel 92,4% dei casi si è trattato di eventi non gravi: dolore in sede di iniezione, febbre, astenia/stanchezza, dolori muscolari. Si sono verificate soprattutto dopo la prima dose del Pfizer (99%), che però è stato il più utilizzato. I 13 decessi nelle ore successive all’iniezione non sono risultati correlati al farmaco.

IL PIANO VACCINI dovrebbe rimettersi in marcia la prossima settimana. Lunedì arriveranno le prime forniture di Astrazeneca destinate a una fascia d’età 18 – 55 anni: oltre un milione e 100mila dosi devono andare al personale scolastico e universitario, docente e non docente; oltre mezzo milione alle forze armate e di polizia (compresi vigili del fuoco e municipale); oltre 97 mila dosi a detenuti, personale carcerario e di polizia penitenziaria. Per un totale di 3.894.847 dosi.

I vaccini Pfizer e Moderna, invece, saranno somministrati a soggetti anziani, vulnerabili indipendentemente dall’età e tutti quelli sopra i 55 anni. In totale 19.862.797 dosi (40 milioni entro giugno). A febbraio Pfizer dovrebbe consegnare 2 milioni di dosi; da Astrazeneca sono attese 100mila dosi a settimana, 1,2 milioni nel trimestre. Al 3 febbraio hanno completato il ciclo vaccinale con la seconda dose 808.306 italiani, l’1,36% della popolazione, ma – spiega la fondazione Gimbe – con marcate differenze regionali: dallo 0,8% della Calabria all’1,89% dell’Emilia Romagna. La Difesa ha messo a disposizione 152 drive through per le somministrazioni: 27 in Lombardia, 20 nel Lazio, 16 in Campania e Veneto, 15 in Emilia Romagna.

MEDICI DI BASE per la campagna vaccinale: dalla bozza del protocollo d’intesa ieri è venuta fuori una sorpresa. Il compenso a iniezione non sarebbe di 10 euro ma di 6,16 euro, la somministrazione avverrà nei propri studi o in spazi appositi delle Asl.

Mentre le consultazioni di Mario Draghi proseguono, il ministro della Salute Roberto Speranza oggi dovrebbe dare il parere ufficiale sull’uso degli anticorpi monoclonali prodotti da Regeneron e da Eli Lilly. Il direttore generale dell’Aifa Nicola Magrini ieri ha spiegato: «Ci sarà un indirizzo positivo all’utilizzo parziale. Nei pazienti gravi e più avanzati non funzionano, potrà essere invece utilizzato in una popolazione precoce e ben definita, con modalità da stabilire».

Il presidente Aifa, Giorgio Palù, spinge per l’utilizzo: «Gli anticorpi monoclonali sono un’arma potente se somministrata ai primi sintomi, vanno usati possibilmente a domicilio con le Usca o con il coinvolgimento di ambulatori territoriali». Si tratta di farmaci costosi, Palù spiega: «Ci sarà un fondo speciale messo a disposizione dalla struttura commissariale come per i vaccini. Bisognerà istituire un registro perché non si possono dare alla cieca».

PIÙ PRUDENTE la posizione di Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di Sanità: «Sono uno strumento importante, non attribuiamogli però delle proprietà salvifiche che non hanno per i malati gravi. Quanto al rapporto costo-beneficio, vanno impiegati quando veramente servono: poche ore o pochi giorni dopo la documentata infezione, in coloro che hanno un elevato rischio di progredire e sviluppare patologia grave».

IL CTS ieri ha dato il via libera al protocollo organizzativo e sanitario della Rai per il Festival di Sanremo esprimendo «apprezzamento» per la scelta di eliminare la presenza del pubblico. Gli esperti hanno però sottolineato il rischio di assembramenti all’esterno dell’Ariston ma anche in locali, alberghi, esercizi commerciali, ristoranti.

Il Comitato ha anche dato via libera alla possibilità di far ripartire gli impianti sciistici dal 15 febbraio, ma solo nelle regioni in fascia gialla: vendita di skipass contingentati, capienza di funivie e cabinovie ridotta al 50%, seggiovie al 100% solo se non utilizzano le cupole paravento, sistemi per gestire le code agli impianti, regole rigide per l’accesso ai rifugi, mascherina obbligatoria. Gli esperti hanno dunque bocciato la proposta di riaprire anche in zona arancione. Il via libera definitivo deve però essere sancito dal governo, che dovrà anche decidere sullo stop alla mobilità tra regioni che pure scade il 15 febbraio (Speranza era orientato a prorogarlo al 5 marzo).

IL CENTRO EUROPEO per la prevenzione delle malattie ha diffuso ieri la mappa del contagio da Covid-19: Bolzano e Friuli Venezia Giulia sono finiti in rosso scuro (aree ad alta circolazione del virus), il resto dell’Italia è in rosso. Il Consiglio Ue dal 28 gennaio invita gli stati a scoraggiare i viaggi verso le aree rosse e rosso scuro e, nel caso, a richiedere test e quarantena. Tra oggi e sabato in Alto Adige potrebbe scattare il lockdown.