Il «Piano scuola 2021-2022» sarà presentato oggi alle Regioni dal ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, per arrivare domani in cabina di regia e subito dopo in Consiglio dei ministri. Salvo correzioni dell’ultimo momento, le linee principali del piano sono quelle ormai note da giorni, poiché la discussione era in programma per la scorsa settimana, scadenza poi slittata per dare priorità assoluta alla questione giustizia.

NON TUTTO PERÒ È DECISO. Torna di attualità l’obbligo vaccinale per il personale scolastico, dopo il parziale passo indietro del governo dei giorni scorsi. L’ipotesi dell’obbligo di Green pass per tutti i lavoratori, ora sul tavolo di governo, sindacati e Confindustria, non potrà infatti non riguardare anche gli operatori scolastici. In ogni caso, Bianchi ha ribadito anche ieri di voler riportare «tutto in presenza» a settembre. Il ricorso alla Dad però non dipenderà dal tasso di vaccinazione quanto dalla logistica. Per garantire il distanziamento servono più aule, insegnanti e mezzi di trasporto pubblico. Anche il Patto per la Scuola firmato da ministro e sindacati il 20 maggio lo metteva nero su bianco.

Il piano scuola che andrà a Palazzo Chigi scarica però gran parte dell’onere organizzativo sui dirigenti scolastici e sugli insegnanti, privandoli del necessario supporto da parte del governo. È vero che il Consiglio dei ministri ha deliberato 112 mila assunzioni. Ma difficilmente verranno completate prima del 2022-23 perché alle cattedre vacanti spesso non corrispondono insegnanti abilitati con i requisiti di anzianità necessari a coprirle. Per questo il governo ha già previsto un nuovo concorso, i cui esiti arriveranno solo nel 2022. Per l’immediato, «le risorse stanziate per il personale aggiuntivo dal governo Draghi è inferiore a quello previsto dal governo Conte», spiega il segretario della Flc-Cgil Francesco Sinopoli. «Da 1,85 miliardi si passa a 350 milioni di euro. Mancano i soldi per sdoppiare le classi, e diminuire il numero di alunni per classe non aiuta solo sul piano del contagio ma anche da quello della qualità dell’offerta didattica».

PER GLI SPAZI, IL “PIANO” prefigura le soluzioni improvvisate già viste negli ultimi due anni, come «l’adattamento degli spazi interni ed esterni delle istituzioni scolastiche» ribattezzato «edilizia leggera», e «la messa a disposizione di strutture o spazi supplementari (come parchi, teatri, biblioteche, archivi, cinema, musei)» in collaborazione con gli enti locali. Per garantire il distanziamento nel trasporto pubblico, il piano richiama le risorse messe a disposizione dal dl «Sostegni bis» e alla possibilità di stipulare contratti per «servizi aggiuntivi in convenzione con operatori economici esercenti servizio di trasporto di passeggeri su strada», cioè di usare i pullman turistici per affiancare gli autobus. Una strategia che si è rivelata finora poco praticabile soprattutto nelle grandi città, dove pure esiste una flotta turistica oggi inutilizzata.

ALL’INERZIA IN MATERIA di infrastrutture e personale non corrispondono maggiori garanzie sul piano della prevenzione sanitaria. Anzi, la carenza di risorse obbliga a rendere più flessibili le regole per scongiurare la Dad. Quanto al distanziamento, il testo si limita a citare i moniti del Cts, che lo raccomandano «laddove possibile». In caso contrario, si tornerà alle «mascherine chirurgiche» (sopra i sei anni di età), anche se contro la variante Delta sono ritenute insufficienti dalla comunità scientifica. Per il resto, «si raccomanda una continua aerazione degli ambienti». Niente monitoraggio dell’anidride carbonica, come aveva pure caldeggiato l’Istituto Superiore di Sanità, né «screening preliminare all’accesso a scuola» ritenuto «non necessario».

La sensazione di déja vu che a questo punto avrà colto il lettore – tolti i banchi a rotelle, sono gli stessi temi su cui andò a sbattere la ministra Azzolina – è condivisa anche dal comitato «Priorità alla scuola», trasversale a insegnanti e genitori. Il comitato punta il dito «sulla necessità di ridurre il numero di studenti per classe, di incrementare gli organici e adeguare le strutture edilizie», e preannuncia azioni legali e una mobilitazione per il 20 settembre. Lo slogan della giornata c’è già: «Le carenze strutturali non si vaccinano», perché la scuola ha soprattutto bisogno di cure.