Le firme confederali sull’accordo sulla rappresentanza sono ancora fresche. Ma alla Piaggio di Pontedera la Fim e la Uilm sembrano averlo dimenticato. Con due ore di sciopero e una consistente raccolta di firme – 1.200 circa – a sostegno del voto proporzionale in fabbrica, ieri la Fiom del più grande stabilimento meccanico del centro Italia ha protestato a gran voce. Contestando la decisione della commissione elettorale per il rinnovo della Rsu, scaduta nello scorso mese di maggio, di escludere le tute blu della Cgil dalla ripartizione, all’interno della Rappresentanza sindacale unitaria, di quel terzo dei delegati che abitualmente viene assegnata dalle segreterie provinciali della categoria in proporzione al risultato del voto operaio.
«In tutte le precedenti elezioni della Rsu – ricorda l’uscente (e sicuro rientrante, ndr) Massimo Cappellini – dieci delegati sui trenta complessivi sono sempre stati assegnati dalle segreterie provinciali in maniera proporzionale. Andò così anche alle ultime elezioni del 2010, quando pure era in vigore un accordo separato senza la firma della Fiom. Questa volta invece Fim e Uilm vogliono far valere la regola teorica dell’accordo interconfederale del 1993, che impedisce a chi non firma i contratti nazionali di accedere alla ripartizione proporzionale». Stracciando le tradizionali regole del voto in Piaggio, e non tenendo conto del nuovissimo accordo interconfederale sulla rappresentanza firmato il 31 maggio scorso da Cgil, Cisl, Uil e Confindustria, che prescrive la ripartizione proporzionale dei voti ottenuti dai sindacati presenti in fabbrica.
La presa di posizione della Fiom in Piaggio ha trovato subito sostegno. Mauro Faticanti, ex segretario toscano oggi in segreteria nazionale con la delega al settore delle due ruote, puntualizza: «Anche al di là di quanto sta accadendo, noi avremmo fatto comunque una battaglia per il voto proporzionale. La sostanza del problema è che, se decidi di votare per un delegato, per un sindacato, il tuo voto deve essere rispettato. E quello per la Fiom non può valere un terzo di meno di quanto valga quello per gli altri sindacati. E’ una questione, pura e semplice, di democrazia. Noi vogliamo che i principi democratici siano rispettati. E perseguiremo ogni strada perché i diritti in fabbrica non siano calpestati».
Se l’elezione della nuova Rsu avvenisse senza la ripartizione proporzionale, per ottenere la maggioranza assoluta dei delegati (16 su 30) la Fiom della Piaggio dovrebbe conquistare addirittura l’80% delle preferenze. Una penalizzazione evidente, dietro la quale è facile intravedere il fastidio delle altre due sigle sindacali di fronte alla consolidata tradizione di lotta dei metalmeccanici Cgil. Ad esempio, all’inizio del mese gli operai Piaggio hanno scioperato e manifestato in piazza, su impulso della Fiom. Una protesta legata sia al rinnovo del contratto integrativo, scaduto da 18 mesi, che per ottenere il pagamento del 50% del premio di produzione 2012 fissato dal vecchio integrativo. «L’azienda l’anno scorso ci ha pagato 1.200 euro sui 2.450 fissati nel contratto – tira le somme Cappellini – ora vogliamo il resto». Del resto i bilanci Piaggio sono in salute. Nonostante la crisi, il 2012 dell’azienda di Pontedera, forte di 2mila operai e 900 impiegati, si è chiuso con 42 milioni di utile. E negli ultimi tre anni, durissimi per tanti, le azioni della Immsi di Roberto Colaninno si sono apprezzate del 30% circa. Quanto alle produzioni, il marchio Vespa continua a tirare, mentre soffrono i settori delle tre e quattro ruote. Certo è che di fronte al piano operativo per l’estate, con una possibile cig di una settimana per alcune linee produttive, la Rsu avverte: «Non siamo d’accordo e abbiamo già chiesto un incontro all’Unione industriale pisana, che è l’unica sede deputata a discutere di ammortizzatori sociali».