Dieci società, fra le quali l’Eni, e 47 persone rinviate a giudizio, dal gup di Potenza, nell’ambito dell’inchiesta sulle estrazioni di petrolio in Basilicata. Fra gli imputati due ex responsabili del distretto meridionale dell’Eni, Ruggero Gheller ed Enrico Trovato, e altri dipendenti della società petrolifera. Sotto processo anche due ex direttori generali dell’Agenzia per l’ambiente della Basilicata, Aldo Schiassi e Raffaele Vita, alcuni ex dirigenti della Regione e l’ex sindaco di Corleto Perticara (Potenza), Rosaria Vicino (Pd).

In otto invece sono stati prosciolti dalle accuse: fra loro, l’attuale consigliere regionale della Basilicata Vincenzo Robortella (Pd), e il padre, Pasquale, a sua volta ex consigliere regionale dem. Lo stesso gup, durante un processo con il rito abbreviato, ha assolto – perché il fatto non sussiste – due imprenditori campani, Pasquale Criscuolo e Francesca Vitolo, e uno lucano, Rocco Caruso.

Il 31 marzo 2016 l’inchiesta – con circa 60 indagati – fece scattare gli arresti domiciliari per 6 indagati e il blocco delle attività del Centro oli di Viggiano (Potenza) dell’Eni. Tre i filoni dell’inchiesta: sullo smaltimento dei rifiuti del Centro oli; sui lavori per la realizzazione del Centro oli di Corleto Perticara (Pz) della Total; sul progetto di stoccaggio del greggio estratto in Basilicata e Sicilia. Quest’ultimo filone nei mesi scorsi è stato trasferito a Roma. Il processo comincerà il prossimo 6 novembre.

E, per inquinamento, scatta di nuovo «la chiusura temporanea» del Centro oli della Val d’Agri a Viggiano. Sono state infatti avviate le «procedure di fermo dell’impianto» stabilito con delibera della Giunta regionale della Basilicata e il cui provvedimento sarà notificato oggi alla compagnia petrolifera.

«Ci siamo attivati perché preoccupati per l’ambiente e la salute dei cittadini – dice il presidente della Regione, Marcello Pittella (Pd) – e agiremo in futuro con estremo rigore. Andremo avanti con la schiena dritta. In questi tre mesi – afferma – controlleremo i lavori dell’Eni. Pensiamo che sia un tempo sufficiente per realizzare gli interventi indicati». Il governatore, insieme a tecnici e funzionari di Regione e Arpab, ad assessori e consiglieri regionali e con i sindaci di Viggiano e Grumento Nova (Potenza), spiega i passaggi che hanno portato a questa decisione. «Dopo una serie di prescrizioni del Dipartimento Ambiente e dall’Arpab, a seguito di uno sversamento dei serbatoi del Centro oli, e dopo le diffide che si sono succedute, siamo arrivati ad un incontro in Prefettura alla vigilia di Pasqua: in quella sede, l’esecutivo da me guidato – sottolinea – ha decretato la sospensione delle attività, di fronte alle inadempienze e ai ritardi di Eni».

Nei giorni scorsi sette campioni prelevati dall’Agenzia regionale di protezione ambientale fuori dal Centro oli hanno evidenziato la presenza «molto cospicua» di manganese e ferro e anche di idrocarburi policiclici aromatici. La Regione ha chiesto alla multinazionale di intervenire sia per l’inquinamento rilevato, sia per bloccare 3 dei 4 serbatoi all’interno del Centro oli che non hanno doppio fondo. Analisi più recenti hanno confermato «la contaminazione fino ad alcuni affluenti del fiume Agri, superiore a cinque volte quella prevista». «Lo stop produttivo ha l’obiettivo di evitare che essa si allarghi ulteriormente e l’avvio di una bonifica che metta al sicuro la falda acquifera, mentre saranno intensificati i controlli sul fiume Agri e nella diga del Pertusillo».