«Dopo la sua caduta in Iraq e Siria nel 2017, questa è una delle vittorie più eclatanti per lo Stato Islamico con la conquista di un’area strategica importante ricca di petrolio e con il possesso di due città come Mocimboa da Praia e Palma». Così Rita Katz, direttrice del sito specializzato in jihadismo The Site Intelligence, analizza la rivendicazione fatta dall’Isis e dal suo gruppo affiliato dell’area, «Ansar Al sunna Al-Shabaab», legato allo Stato Islamico dell’Africa centrale (Iscap), della conquista di due città nella regione settentrionale di Cabo Delgado in Mozambico.

UN CHIARO SEGNALE delle difficoltà del governo centrale è il silenzio del presidente Filipe Nyusi contestato dalle opposizioni politiche e da numerose associazioni «per la propria incapacità nel contrastare l’ascesa jihadista nella regione». La vicenda mette in evidenza anche l’indifferenza del governo centrale per la popolazione locale, priva di servizi essenziali e abbandonata alle violenze dei gruppi jihadisti dal 2017, in una regione ricca di idrocarburi e interessi economici. Povertà estrema per la popolazione locale in contrasto con le ricchezze che sono andate al governo centrale di Maputo e alle multinazionali straniere (Total, Exxonmobil, Eni) che hanno investito in un progetto di esplorazione offshore di 20 miliardi di dollari, il più ricco per il continente africano.

ù«È UNA REGIONE CHE HA SOFFERTO di malgoverno e corruzione, dopo la scoperta dei giacimenti non è cambiato nulla, la gente vive nella miseria come prima e questo ha portato molti giovani ad arruolarsi nella milizia jihadista, più che per ideologia per disperazione» spiega all’agenzia Afp Zenaida Machado, ricercatrice di Human Rights Watch, indicando in almeno 4500 i miliziani nelle fila di Al-Shabaab.
Secondo Dewa Mavhinga, direttore di Hrw per l’Africa meridionale «la situazione è difficile», con decine di migliaia di sfollati portati 250 km più a sud nella città di Pemba, che si aggiungono agli oltre 900mila profughi già presenti nella regione e «con decine di persone tra cui residenti locali e stranieri (in prevalenza sudafricani e inglesi), uccisi dai miliziani».

DEI 180 OSTAGGI INTRAPPOLATI all’interno dell’hotel Amarula, 80 avrebbero provato a scappare con un convoglio di almeno 17 mezzi, tra auto e pulmini, finiti in un’imboscata dei terroristi con almeno dieci vittime, mentre gli altri si sarebbero messi in salvo via mare, insieme ad altri 1000 civili, grazie a un traghetto utilizzato dalla Total per evacuare i suoi lavoratori, trasportati fino alla città di Pemba. Omar Saranga, portavoce del ministero della difesa del Mozambico, ha confermato in una dichiarazione che «le forze di sicurezza sono impegnate in una vasta operazione per la riconquista della città di Palma, ancora in mano agli al-Shabaab» e che l’attacco dimostra «il livello di preparazione logistica dei terroristi con la presenza anche di miliziani e comandanti mediorientali».

Quello che cambia, in confronto alle stragi del passato, è che per la prima volta sono stati colpiti civili stranieri, cosa che ha provocato numerose reazioni da parte della comunità internazionale. Dopo l’invio di addestratori americani della scorsa settimana, ieri il ministro degli esteri portoghese, Augusto Santos Silva, ha annunciato in un’intervista sul canale televisivo di stato Rtp che «il Portogallo invierà 60 addestratori e sosterrà l’esercito mozambicano nella preparazione delle forze speciali»

ANCHE IL GOVERNO SUDAFRICANO, lo stato con il maggior numero di vittime nell’attacco a Palma, ha dichiarato che invierà militari per sostenere l’impegno del governo mozambicano per estirpare la presenza jihadista dalla provincia di Cabo Delgado e ha affermato «che favorirà una soluzione simile anche all’interno dei 15 paesi della Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe (Sadc)», per sostenere il governo di Maputo.